Napoli: Campania Libri Festival -platea del teatro di corte di Palazzo Reale al completo per il Premio Nobel per la letteratura 2006 Ohran Pamúk.

Al Campania libri festival lo scrittore turco dialoga con Antonio Gnoli per la presentazione in anteprima del libro “Le notti della peste” (Einaudi).Il romanzo redatto prima della pandemia ha come protagonista della vicenda la peste, che l’autore riprende a partire da Tucidide, Manzoni e Camus.La storia si snoda nel 1901, medioevo dell’era ottomana, nella quale i personaggi sono assorbiti dal pensiero della morte, espressione dell’indagine del romanziere sul fatalismo dei musulmani.Pamúk vive sotto il governo turco di Erdoğan, quando 5 anni fa inizia la composizione della sua allegoria metafisica che si esplica nella realizzazione dei personaggi, il cui pensiero fisso è la morte e con l’ allegoria politica mostra il volto autoritario del governo. Novità del romanzo, in seguito a critiche da parte delle lettrici turche sul ruolo secondario delle donne nelle prime pubblicazioni del Pamúk , è l’io narrante al femminile; il Nobel adotta la prospettiva del romanziere di fine ottocento, lo statunitense Henry James, di vedere la storia attraverso gli occhi delle donne.Pamúk paragona il romanzo ad un sandwich, schiacciato tra due donne, cioè le voci narranti, la prima è un personaggio del romanzo che non ha esperienza ed ha bisogno del marito che la guidi; l’altra donna, la pronipote che scopre lo scambio epistolare della principessa con la sorella; cerca di ricostruire il senso storico di quanto sta leggendo.Un interrogativo che persiste lungo il corso del romanzo è se sono gli individui che plasmano gli eventi storici o se è il tempo storico che assimila e neutralizza il soggetto.Per la possibilità dell’individuo che plasma gli eventi storici ci sono i precedenti di Tolstoj nell’epilogo di guerra e pace e Marx con i marxisti.Il Romanzo è ambientato sull’isola di Mingher, perla del Mediterraneo orientale dove musulmani e cristiani ortodossi cercano di convivere pacificamente.In un luogo isolato, abitato da una piccola popolazione, il singolo risalta meglio nel suo agire nella storia. Pamúk nei confronti dei suoi personaggi non è un moralista, non li censura; anzi desidera che il lettore guardi i personaggi con la sua stessa tenerezza e conserva l’ironia anche per i lati meno belli della realtà. L’isola di Mingher è il piccolo che rappresenta il grande e “Le notti della peste ” è un’ opera-mondo dai confini slabrati che riflette la posizione della Turchia che l’autore ora vede orientale, ora europea.Pamúk con perizia si documenta sulla situazione tra India e Cina nell’800, dove si verificano epidemie da colera che determinano insurrezioni e provocano all’incirca 25 milioni di morti sui due campi d’indagine.Nel 1901 il livello di alfabetizzazione dei conterranei di Pamúk è al 5%, mentre oggi la comunicazione ha favorito una maggiore apertura alla conoscenza.In questo medioevo ottomano l’autore intende dare un aroma di fantasia, seppur il romanzo sia realistico e fa ricorso alla “Civiltà del Bosforo “, coniata da uno scrittore prusteggiante, che edifica tra gli anni trenta e quaranta i “Palazzi del Bosforo “, caratterizzato da un tono un pó nostalgico, dall’amore per il particolare e dall’affetto .Le trame delle notti della peste ben si intrecciano con il romanzo “Instabul”.Il dono di una macchina fotografica da giovane e la passione per la simmetria e la bellezza sono presenti anche nel nuovo romanzo nell’episodio della regina Pakize che incarica un fotografo di immortalare i luoghi di Mingher con ottanta fotografie in bianco e nero che documentano l’esperienza storica. Mingher è il modello di una piccola nazione fantastica, Pamúk ha inventato una nuova repubblica. Mentre Erdoğan glorifica la grandezza dell’impero ottomano nei suoi fasti, Pamúk si concentra sull’umanità della decadenza. In questo romanzo si evince l’importanza della mitologia per far nascere e crescere una nuova Nazione.Le fila del romanzo si snodano quando la pronipote e la principessa prendono la bandiera, si recano sul balcone e gridano “long life freedom” che letteralmente si traduce lunga vita alla libertà per sottolineare come il romanzo per quanto storico convive con la modernità, in particolare nell’anelito sempre vivo dei turchi e delle turche alla libertà.I romanzieri sulla peste che hanno preceduto Pamúk, come Defoe, Manzoni e Camus non hanno mai avuto esperienza diretta della peste eppure ne hanno scritto modulandosi su cronache precedenti; Neppure Pamúk l’aveva conosciuta prima di iniziare il romanzo, eppure in corso d’opera l’epidemia si è fatta avanti e si è presentata.

Marianastasia Lettieri