BREVE RIFLESSIONE SU UN MOSTRO

“E tu si n’omme?”, forse fa più effetto mutuare il titolo del libro di Primo Levi “se questo è un uomo”. No, non è un uomo. Solo in alcune specie animali esiste il “cannibalismo filiale”, che trova spiegazione nelle logiche della natura. Uccidere la propria compagna, incinta di sette mesi, con in grembo il proprio figlio, non trova nessuna spiegazione. Alcool? No! Stupefacenti? No! Pazzia? No! Il carnefice ha “studiato” con lucidità di come liberarsi del corpo della sua compagna. L’ha uccisa il sabato e per due o tre giorni l’ha tenuta in macchina. Ha cercato di sviare i sospetti con falsi sms, con la faccia tosta si è presentato alle forze dell’ordine per denunciarne la scomparsa. Un mostro che con lucidità programma e accoltella la propria donna, non può essere considerato seminfermo o infermo mentale. Aborrio la pena di morte, ma per questo assassino non ci sono pene commisurate al suo delitto. E non vediamo neppure possibilità che questo criminale possa trasformarsi in cittadino, con tutti i diritti, dopo che abbia espiato la pena. La rieducazione? Per simili delitti è praticamente impossibile. Non ci sono parole per commentare un delitto così efferato. Non ci sono parole che possano lenire il dolore di una famiglia, di una mamma, di un papà, dei fratelli.
Un’altra considerazione viene in mente leggendo tutti i giornali. Tanti lettori si sono chiesti chi fosse questo Alessandro Impagliatiello. Barman, in un noto ed accorsato locale di Milano, una figlia con una prima compagna, un aborto con la seconda e l’assassinio della terza. Aspetto da bravo ragazzo, narcisista, egoista, al punto da considerare l’arrivo di un figlio come ostacolo alla sua libertà. Con Giulia Tramontano viveva a Senago, un grande paese in provincia di Milano, molto più vicino alla provincia di Monza e della Brianza. Questo è quanto raccontano i giornali. Solo dopo un’accurata ricerca si riesce a conoscere altri dettagli. Era nato a Sesto San Giovanni, poi traferitosi a Senago ma frequentava il comune vicino di Paderno Dugnano. Nei sommari, negli occhielli, nei titoli dei giornali non è citato da nessuna parte che fosse “milanese”. Ripeto solo su qualche testata, autorevole, on line si trovano i suoi riferimenti. Immaginiamo se l’assassino fosse stato meridionale. I titoli? Siciliano, calabrese, napoletano ..etcc.

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Stefano Scoppio

Stefano Scoppio

Fervente appassionato del periodo più sfigato della letteratura italiana (gli anni '90), pieno di passioni multiformi e contraddittorie. Scrivo per il mio diletto e nella speranza di suscitare una riflessione