Napoli: Grande attrazione per il “Gravitas fest” a Palazzo Serra di Cassano.


Napoli. Presso Palazzo Serra di Cassano dal 3 al 5 novembre si è tenuta la seconda edizione del “Gravitas Fest“. Presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici fisici e filosofi, ma non solo, si sono riuniti per discutere sul tema “Umanesimi del futuro: un dialogo tra fisica e filosofia”.
Nella giornata conclusiva il Gravitas Fest è stato presentato dal professore Giovanni Covone, astrofisico e docente di fisica e filosofia dell’ateneo federiciano; moderatore dell’incontro il docente Gianluca Giannini esperto di etica e bioetica del digitale e responsabile della Task Force della Federico IIHuman and Future“.
Sono stati ospitati al tavolo di confronto Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica presso la facoltà di Lettere e Filosofia degli Studi di Torino e Antonio Pescapé, professore ordinario di Sistemi di elaborazione dell’informazione , delegato del Rettore all’Innovazione e alla Terza Missione dell’Università Federico II di Napoli e anche coordinatore scientifico della DIGITA Academy e Direttore del Centro Interdipartimentale ERMES.
Quest’ultimo, appena insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del premio AIRC “credere nella ricerca” ha parlato del rapporto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale introducendo il discorso con una provocazione:”Che cos’è l’intelligenza artificiale?-Non significa nulla!”
Alan Touring, matematico e informatico inglese nel 1950 pubblicò un articolo intitolato “Computing Machinery and Intelligence” in cui si interroga sulla possibilità delle macchine di pensare fino alla domanda: “che significa pensare?”; verrebbe fuori che l’uomo fa le cose non perché è intelligente, se anche una macchina può comportarsi come si comporta un uomo.
Turing ha aperto il campo all’AI, ma nel 1956 durante la conferenza di Dartmouth McCarthy ha proposto di delimitare questo campo di studi con il nome “Artificial Intelligence” alla presenza di Marvin Minsky e due scienziati dell’IBM: Claude Shannon e Nathan Rochester. In quest’occasione la proposta era di costruire una macchina in grado di duplicare ogni aspetto dell’intelligenza umana.
Il docente continua il discorso sulle possibilità di implementare le capacità dell’uomo con l’AI, se l’uomo è già in grado di compiere determinate azioni in prima persona. Una macchina può dirsi intelligente se è in grado di replicare il ragionamento umano, esiste una fase di training in cui la macchina è come un bambino che cerca di imitare quello che fanno gli adulti; per questo si parla di “bontà del processo di addestramento”.
Nel caso di Chat GPT si tratta di un chatbot pre-addestrato basato su intelligenza artificiale e apprendimento automatico che è uscito per la prima volta nel 1958 fallendo nel funzionamento, quegli stessi algoritmi oggi hanno ripreso a funzionare grazie alle capacità di calcolo e di memorizzazione che l’uomo ha demandato alle macchine. Queste istanze che si basano su dei modelli di machine learning partono da un corpus di dati e ne generano altri.
Se praticamente si prova a fare una domanda a Chat GPT, la risposta che sarà data all’uomo, la risposta migliore, sarà su base statistica. Difficile distinguere in questi casi un prodotto dell’intelligenza umana da un prodotto dell’AI, per salvaguardare l’uomo bisogna porre l’attenzione sul processo del ragionamento, anziché sul prodotto finale.
La tecnologia non ha mai superato fino ad ora il limite rappresentato dal contenuto.
Il terzo problema, dopo la capacità di calcolo e di memorizzazione trasferita alle macchine, è rappresentato dalla creatività messa in discussione dall’intelligenza artificiale.
Dopo l’intervento del professor Pescapé prende la parola il filosofo teoretico Maurizio Ferraris, il quale si riallacciandosi al discorso del collega,porta come esempio il completamento della decima sinfonia di Beethoven ad opera dell’AI, partendo da alcune annotazioni dell’artista, sottolineando, poi, l’inesistenza di una macchina capace di andare ad ascoltare. Alle macchine poi non importerebbe né di vincere, né di perdere, insomma manca loro lo spirito agonistico.
La tesi che cerca di sostenere il docente Ferraris è che l’intelligenza naturale è piena di intelligenza artificiale. Ferraris parla di “mente attrezzata” espressione con cui intende l’aspetto artificiale dell’intelligenza naturale.
Se si considerano il linguaggio, lo stare in piedi, le tabelline, etc… insegnamenti impartiti ai bambini come a degli automi, non pare ci siano differenze con i sistemi di intelligenza artificiale in quanto a apprendimento; eppure la differenza c’è: l’AI non ha un corpo, l’intelligenza naturale ha un corpo.
Quattro i punti trattati dal docente a proposito della mente attrezzata:
1)la mente incarnata si trova in un corpo.
L’acqua fa bene agli organismi, mentre danneggia le macchine;
2) la mente attrezzata dispone di attrezzi, ed è sistematicamente connessa a essi ( es. vestiti, occhiali, etc…);
3) l’animale umano è politecnico: si serve di molta tecnica;
4) il pericolo: estensioni debite o indebite dell’AI.
All’attenzione della biomeccanica sta la mente incarnata.
Il professore cattura l’attenzione con un “trova la differenza”: che differenza c’é tra un’anatra e un phon? Entrambi consumano energia e producono calore, la differenza è nell’ interruttore on/off: le macchine presentano una successione di accensione e spegnimento, il corpo animale o è acceso o è spento per sempre. Le macchine per la serialità non possono avere intenzionalità; nel caso della guida automatica si potrebbe parlare di intenzionalità differita, in quanto viene espressa l’intenzionalità di chi ha programmato la macchina.
Dopo un riferimento all’enigma che la Sfinge pose a Edipo che lo risolse con la risposta “uomo” , Ferraris ha messo in evidenza come a un certo punto l’uomo diventi bipede, portatore di necessità e attrezzato di strumenti tecnici.
Poi il docente domanda : “come ci si sente a essere un delfino?” Certo il cervello è più grande e più performante rispetto a quello umano, ma il cartaceo sta in acqua e non può sperimentare strumenti tecnici.
L’essere umano come il delfino è un organismo, la differenza sta nell’utilizzo di strumenti tecnici da parte dell’uomo.
Le forme di vita umana si servono sistematicamente di meccanismi iperaccesoriati e iperdotati.
Il timore che potrebbe assalire l’uomo:”gli uomini possono essere superati dalle macchine? Le macchine possono distruggere e schiavizzare?”.
” Lottare è un tratto tipicamente umano”-risponde il docente.
Per quanto riguarda la singolarità, questo è problema dell’atomica, pochi attori si controllano minacciandosi a vicenda; per quanto riguarda la tecnologia il pericolo è differente, in quanto i dispositivi sono a disposizione di tutti gli utenti a costi ridotti che possono farne usi inappropriati.
Il professore Pescapé ha continuato la sua relazione tra mente umana e mente artificiale concentrandosi sulle varie rivoluzioni che hanno comportato una ridefinizione dell’umano: in primis il fuoco, poi la scrittura e a seguire un ruolo importante lo ha rivestito anche la stampa; queste innovazioni permettono un modo nuovo di fare altre cose. Se il telefono ci ha consentito di arrivare sulla luna, ChatGPT rappresenta un “pappagallo statistico“.
Sono stati effettuati degli esperimenti anche sulle votazioni elettorali con ChatGPT, elezioni vinte con gli stessi algoritmi di promozione delle scarpe.
La propaganda elettorale è da sempre esistita, si sono sempre svolti comizi pubblici in cui i candidati hanno espresso pubblicamente i loro programmi elettorali; con Chat CPT la propaganda funziona con algoritmi che declinano discorsi diversi in base a ciò che l’elettore vuole sentirsi dire.
Può definirsi questa propaganda? A voi le risposte? Sarà il futuro? Sarà l’innovazione? Ma cosa ci riservano le innovazioni per il futuro? E che differenza c’è tra le innovazioni del presente e quelle del passato?
L’innovativo uso del fuoco ha risolto il problemi del riscaldamento, delle costruzioni d’armi a scopo difensivo e della cottura del cibo; ma ci sono regole per l’uso del fuoco.
Anche per la stampa sono state imposte delle regole: c’è il rispetto del diritto d’autore, l’etica e la responsabilità del giornalista.
I cambiamenti da sempre hanno aiutato l’uomo, ma necessitano di autoregolamentarsi; in contesti innovativi però spesso le regole rappresentano un freno.
Con algoritmi sempre più autonomi si generano tre problemi: la responsabilità, la fiducia e la polarizzazione.
Nel caso di sistemi di guida autonoma, qualora non fossero soddisfatte le aspettative, di chi dovrebbe essere la responsabilità? Della macchina, forse, del programmatore o dello Stato? Ci si può fidare delle macchine e della risposta che l’algoritmo da in output?
Il terzo problema, dopo quello della fiducia, è quello della polarizzazione di genere in quanto vengono fuori spesso dati sessisti, in quanto sono polarizzati uomini e donne e i dati che sono stati programmati.
Che rapporto ha allora l’uomo con la tecnologia?
il professor Pescapé conclude che questa tecnologia funziona perché si nutre di ciò che sapiens compie, se annienta l’uomo si autodistrugge.
L’incontro si è concluso con la performance del disegnatore Davide Lista , che ha sottolineato con una vignetta come le macchine lavorino per l’uomo.

Marianastasia Lettieri

vignetta di Davide Lista , il computer dice:” il lavoro è pronto, il tuo capo sarà felice!”

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