L’Editoriale: Buon Natale? No! Buone feste! Lo consiglia la commissione europea
Siamo al ridicolo. La commissione europea dirama le nuove linee guida per formulare gli auguri per le prossime festività. La commissione europea consiglia di formulare gli auguri evitando «Buon Natale» e suggerisce di dire «Buone feste». Una direttiva che vuole salvaguardare l’inclusione, non offendendo chi cristiano non è. E’ quanto si evince dalle nuove linee guida, rese note in giornata, dal titolo “Union of Equality“. Un documento di una trentina di pagine che traccia le linee guida di un nuovo “galateo” che rispetti l’altro, il diverso, sia per religione, sesso e genere. Direttive che hanno visto insorgere Lega e Fratelli dì Italia. Tutti nell’Unione Europea “hanno il diritto di essere trattati in maniera eguale, senza riferimenti di genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale” ha spiegato all’Ansa il portavoce della Comunità. “Le parole e le immagini che usiamo nella nostra comunicazione quotidiana trasmettono un messaggio su chi siamo e chi non siamo”, si legge nell’introduzione al documento. Ancora alle agenzie è stato sottolineato: “Non vietiamo o scoraggiamo l’uso della parola Natale, è ovvio. Celebrare il Natale e usare nomi e simboli cristiani sono parte della ricca eredità europea. Come Commissione, siamo neutrali sulle questioni delle religioni, abbiamo un costante dialogo con tutte le organizzazioni religiose e non confessionali. Peraltro il documento interno è stato preparato a un livello tecnico con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza di una comunicazione inclusiva». Non finisce qui. Nello stesso documento si consiglia di evitare il terzo pronome personale maschile e femminile (egli, ella) ma di utilizzare “loro”. Nei discorsi alle assemblee è preferibile evitare “signori e signore (o signorine) ma dire “cari colleghi”, se si tratta di incontri di lavoro, ed utilizzare “Ms”. Out anche il termine “vecchio/anziano”, da usare invece “popolazione adulta”. Sconsigliato dire “disabile” e usare “ha una disabilità”. Infine “padre”, “madre”, “moglie” “marito” cambiare con “genitori” o tutt’al più “partner”. Che dire? Il rispetto della parità di genere, della disabilità, della diversa religione, non si realizza e concretizza con la semantica, ma con la pratica quotidiana. Che senso ha parlare di “buone feste” invece che di “buon Natale”, quando poi si resta insensibile di fronte alle tragedie che avvengono nel cimitero del Mediterraneo? Noi continueremo a dire “buon Natale” ed a piangere di fronte all’omicidio di tanti bambini uccisi dall’indifferenza di chi predica il bon ton.
-Scritto da: Mena Cristiano