Ennesima vittima universitaria a Chieti: sono davvero gli esami ad uccidere?
Di Simona Costanzo
Oggi l’ennesima notizia, oggi l’ennesima tragedia.
E si legge tra i titoli di giornale la solita, minimizzante, retorica della morte “da esami arretrati”. E così un gesto così estremo, figlio di una sofferenza profonda, le cui cause sono difficili da ricercare perfino agli esperti, diviene l’ennesimo sintomo di una generazione di giovani “fragili, codardi,vili”.
E chi urla che “questi giovani muoiono per un esame arretrato” li uccide, ci uccide due volte.
E per quanto appaiano giusti e legittimi i discorsi sulla necessità di smantellare l’attuale sistema universitario, fondato sulla logica di un’eccellenza incarnata in voti alti e tempi brevi, il vero problema è a monte. Il problema è che non si vede il problema.
Il problema è che un disagio psicologico è definito un vizio, una malattia mentale è ridotta ad un capriccio. E allora come si può davvero ascoltare se non si sente la voce?
Ed è così che si anneriscono le pagine di un block notes di parole non dette, di lacrime nascoste, di una sofferenza non capita, minimizzata, umiliata, repressa.
È necessario ascoltare, accogliere, comprendere, dal divano di una casa fino alle camere del Parlamento.
È necessario che nel privato genitori, parenti, amici, imparino ad avere cura, a non sottovalutare, a fare domande e ad ascoltare con attenzione le risposte, a scandagliare dubbi, ad esorcizzare paure, ansie.
È necessario che alle malattie mentali venga restituita la dignità di malattie, esistenti seppur non materialmente percepibili. Ed è necessario che alla salute, specie quella psicologica, sia riconosciuto il grado di diritto e non di privilegio per pochi.
Per il bonus psicologo, secondo quanto previsto dalla legge di bilancio 2023, quest’anno sono stati stanziati solo 5 milioni di euro a fronte dei 25 milioni stanziati lo scorso anno. Una misura accessibile e graduabile solo sulla base di specifiche soglie ISEE, nel 2022 non superiori a 50000 euro.
E così chi prima arriva, chi prima fa richiesta, come per i biglietti su ticketOne, si salva.
Il resto, cioè la maggioranza, deve sopportare dei costi che in media ammontano a 60-70 euro per ogni seduta da uno psicologo.
Insomma tutto ciò tutto sembra, fuorchè un diritto.
Quando si apriranno davvero gli occhi sul problema psicologico?
Quando si inizierà a capire che non sono gli esami ad uccidere?
Quante altre giovani morti dovremmo leggere quasi ormai ridotte ad una macabra normalità?
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