Napoli-Università degli Studi di Napoli Federico II-Seminario: Esegesi delle tentazioni di Gesù nel Deserto nell’opera di Ambrogio.
Napoli–Università degli Studi di Napoli Federico II-Seminario: Esegesi delle tentazioni di Gesù nel Deserto nell’opera di Ambrogio.
Napoli-Il Dipartimento di Studi Umanistici ha accolto nell’ambito del ciclo di seminari a cura della docente di letteratura cristiana antica Isabella D’Auria, “Viaggio Tra Prosa e Poesia tra testi Cristiani Greci e Latini” il professore Marco Rizzi, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Brescia-Milano, che si è occupato di esegesi a proposito delle tentazioni di Gesù nel Deserto, nell’opera di Ambrogio.
La moderatrice Teresa Piscitelli, docente di letteratura cristiana ha presentato il relatore quale direttore del Dipartimento di scienze religiose, discepolo della cattedra di Luigi Franco Pizzolato (1939) .
Il docente Rizzi inoltre è anche
membro dell’Association International d’Études Patristiques e Presidente del Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina.
Collabora con il Corriere della sera nella sezione Lettura, in cui si trovano sette spaccati tra il religioso e il sociale .
Il Professore ha inaugurato un nuovo filone di ricerca a proposito della ricaduta di Origine sulla Teologia contemporanea.Centro gravitazionale della relazione sono le Tentazioni di Gesù nel Deserto, il linea con il ciclo di seminari, quale viaggio sia esegetico che geografico.
Il relatore presenta la figura di Ambrogio: funzionario imperiale, Vescovo di Milano
teologo e scrittore del IV secolo e profondamente dipendente da Filone e Origene per l’esegesi sull’ Antico Testamento; mentre è maggiormente diffidente dal modello origenista per l’esegesi neotestamentaria.
L’episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto è affrontato dai tre Vangeli sinottici: Marco Matteo e Luca; con la differenza che mentre Marco dedica solo due versetti, Matteo e Luca dedicano episodi specifici.
Ambrogio a partire dai vangeli sinottici elabora un’ argomentazione e un commento.
Le tentazioni di Satana nel Deserto a Gesù sono tre:
La prima riguarda il cibo e consiste, qualora Gesù sia Figlio di Dio, di trasformare le pietre in pane.
La seconda tentazione è una richiesta da
parte del maligno di essere adorato, dopo aver condotto Gesù su un monte altissimo e avergli mostrato tutti i regni del mondo, gli promise il possesso di tutti qualora si fosse prostrato ai suoi piedi.
La terza riguarda l’obbligare Dio ad intervenire, infatti dopo che il diavolo condusse Gesù sul pinnacolo del tempio gli diede ordine di gettarsi giù, così da indurre Dio a convocare i suoi angeli per trarlo in salvo, sorreggendolo in modo che il suo piede non abbia ad urtare contro un sasso.
Quest’ordine di presentazione delle tentazioni viene modificato da Matteo con un’inversione tra seconda e terza tentazione.
Ambrogio, pur analizzando la Versione dell’episodio secondo Luca, per l’ordine delle tentazioni segue quello matteano con la tentazioni del potere politico all’ultimo posto.
Per quanto riguarda la tentazione della vanagloria e del prestigio ancora oggi è in uso l’espressione “essere sul pinnacolo del tempio” per intendere qualsiasi individuo che si monti la testa per il prestigio.
Ambrogio predilige all’ordine lucano quello matteano, e quindi ” gula, jactantia e potestas” in modo tale da presentare un crescendo in base alla gravità e al rischio che ne consegue.
Tra i temi maggiormente dibattuti durante il convegno c’è stato il rapporto tra “ambitio e potestas” e i lavori esegetici di Ambrogio e il suo precedente Origene in particolar modo sulla Lettera ai Romani di Paolo.
La ” potestas” in questa lettera ha un’eccezione positiva in quanto tutti sono sottomessi a ” potestates sublimiores” se si considera che tutti i poteri discendono da Dio.
Ambrogio prende spunto da Origene ma
aggiunge un aspetto ulteriore ” l’ambitio” da latino “ambo-ire“, cioè andare di qua e di là ,in riferimento all’esercizio del potere politico.
È proprio questa ” ambitio potestatis” che deriva dal male. Origene paragona la “potestas” derivata da Dio, ai cinque sensi, simbolo della totalità del mondo, che possono essere usati a fin di bene o male.
La “Potestas” terrena ha funzione cooperativa di Dio e per tanto deve rendere conto alla Giustizia divina.
Per quanto riguarda la Legge, Origene osserva, a proposito della questione dei non ebrei che entravano nella Chiesa, che il Concilio degli Apostoli ha stabilito soltanto leggi di tipo religioso, come l’ astenersi dall’idolatria e dal cibarsi di carni sacrificate agli dei.
Pertanto Origene conclude che la legge di Dio si occupa di affari religiosi, mentre la parte civile, il cui potere deriva sempre da Dio deve occuparsi dell’applicazione e del rispetto del diritto naturale.
Origene tratta il tema della potestas in ambito politico istituzionale, mentre Ambrogio fa uno slancio ulteriore estendendosi all’ ” ambitio e all’ avaritia” due forme di potestas che attraversano tutta la società che è in fase di cristianizzazione avanzata; pertanto Ambrogio non si limita alla sfera solo politica, ma affronta anche il sociale.
A proposito del ” Bonum” Ambrogio lo identifica come “Iustitia“, cioè equilibrio di massima in una Società che sia inclusiva e non esclusivista.
Il relatore al termine del convegno ha aperto un dibattito sul tema .
E dopo aver passato in rassegna le
tentazioni di Gesù nel Deserto affrontate dai due esegeti si è convenuti che 《 È meglio la povertà del Giusto che la ricchezza del Peccatore》.
Marianastasia Lettieri