Frattamaggiore: ”Il Canto di Messalina” di Antonella Prenner per riflettere attraverso i classici sul tema della violenza di genere tra antico e presente.

Presso la sala convegni dell’oratorio San Filippo Neri, messo a disposizione da Don Salvatore Capasso, l’Associazione Ex alunni del liceo classico “F.Durante”, il liceo classico e delle scienze umane “F.Durante” e l’AICC delegazione di Frattamaggiore hanno organizzato un incontro con l’autrice Antonella Prenner, docente presso l’università di Cassino e del Lazio Meridionale. Gli studenti hanno dialogato con la scrittrice partendo dal romanzo storico “Il Canto di Messalina”, Rizzoli Editore. coordinare l’evento e presentare l’autrice è stato ruolo della professoressa Maiello, presidente Associazione Ex Alunni Durante e AICC delegazione di Frattamaggiore. Ha fatto seguito una breve riflessione del Dirigente scolastico del Liceo Durante Michelangelo Riemma sulla data scelta per la presentazione del libro, il 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione contro la violenza sulle donne, tale problematica va affrontata quotidianamente, non a caso docenti e alunni hanno deciso di “essere sul pezzo” tinteggiando di rosso una panchina, che sarà istallata in uno dei parchi pubblici di Frattamaggiore nei prossimi giorni. Dopo i saluti istituzionali da parte del vicesindaco, il dottor Michele Granata, i giovani hanno interloquito con l’autrice. Quasi come se fosse una tata, così la Prenner ha definito il suo “modus operandi”, ha preso Messalina da bambina, l’ha tenuta per mano, l’ ha aiutata nella scelta dei vestiti e l’ha accompagnata verso il suo funesto destino, perché, anche a malincuore, in un romanzo storico non può salvarsi un personaggio che le fonti testimoniano finito. Chi è Messalina? Una delle più belle fanciulle di Roma, che desiderava l’amore, quello vero, ma cade preda, per volere del patrigno, nella rete di un matrimonio combinato, perché era costume nelle famiglie aristocratiche valutare proposte degne del proprio rango; e nel caso di Messalina la proposta veniva dalla famiglia imperiale. Nel I sec d.C. poiché Caligola desidera ardentemente Messalina per sé, le recide lo stelo della fanciullezza dandola in sposa a Claudio, un membro della gens giulio-claudia, di trent’anni circa più grande di lei, storpio e balbuziente, che diviene imperatore per un inciampo di potere. Caligola tiene per sé Messalina come amante, avrebbe anche desiderato un figlio con lei , secondo alcune fonti, Britannico sarebbe frutto di una violenza di Caligola, secondo altri interpreti una violenza più gradita a Messalina di un’ unione con Claudio, che nell’interpretazione della professoressa Prenner, tarda ad arrivare. Il corso del romanzo scorre fluido e non si scaglia contro lo scoglio della denuncia; ma l’autrice narra secondo il corso delle fonti. Come si comportano le fonti con Messalina? La storiografia di età imperiale è filosenatoria e ostile a Claudio, di conseguenza anche le donne connesse al potere vengono denigrate: Svetonio, Tacito e Dione Cassio i nomi di coloro che dipingono a tinte fosche la situazione del I sec a Roma, che solo formalmente reca i tratti della “res publica”, ma di fatto è l’Impero che si sta imponendo. Questi storici scrivono di Messalina senza conoscerla, a partire da una storia di Roma, oggi perduta, composta forse da Agrippina, ostile alla prima donna e pertanto la fonte riflette il livore che nasce dalle discordie tra donne in famiglia. L’unico a conoscere di persona Messalina è stato Scribonio Largo, medico di corte di Claudio e autore di “compositiones” un ricettario di farmaci che sottolinea come la cosmetica abbia scopo terapeutico. Nel libro si vede quanto il medico abbia a cuore l’estetica della donna e produce per Messalina un dentifricio sbiancante, che tra gli ingredienti presenta corna di cervo tritate con funzione abrasiva. A Roma la cura del corpo era particolarmente sentita da uomini e donne, tant’è che l’Urbs abbondava di terme private e pubbliche. Ma partendo proprio dall’estetica e dalla corruzione dei costumi a Roma Giovenale nella sua sesta satira in venti versi prende di mira Messalina tingendola a tinte fosche. Il Ritratto della donna che ne esce è frutto di una prospettiva maschile, ma soprattutto di Giovenale, originario di Aquino nei pressi di Frosinone, che prende a modello Cicerone e trasferendosi a Roma intende diventare con presunzione un modello di oratore. Il Problema? In un età in cui la libertà sussiste solo formalmente , a prendere le decisioni di fatto è l’imperatore , di conseguenza si assiste al declino dell’oratoria e Giovenale per quanto frequenti diversi circoli, è in una situazione di dissesto economico, prova un profondo senso di fallimento che agli occhi della gente lo rende una nullità. Il rigetto da parte del potere gli procura anche insuccesso con le donne, ed ancora più disagio con le donne di potere. Che fare in questi casi? Giovenale compone le sue satire in esametri con il suo caratterizzante stile tragico. Nella rappresentazione di Messalina il poeta la marchia come “Meretrix Augusta” che frequenta la Suburra, il quartiere più infimo di Roma, sotto mentite spoglie e fa a gara con le “colleghe” su quanti uomini riesce a collezionare. Questa miseria di costumi, incarnata da Messalina è strumento adottato da Giovenale per denigrare il sistema politico di Roma, in declino. Nonostante questa donna sia stata condannata alla “damnatio memoriae”( provvedimento che consiste nella cancellazione del suo nome dagli atti ufficiali e nella la distruzione di rappresentazioni artistiche che la ritraggono),gli esametri satirici di Giovenale, ripresi dall’apologetica cristiana, che denuncia gli aspetti oscuri del mondo pagano, ci restituiscono il ritratto di Messalina come icona di “donna diavolo”. Questa immagine di donna delusa dall’amore e insofferente al sistema in cui è costretta a vivere ha anticipato di qualche millennio l’imperatrice bavarese Sissi, che costretta ad un amore forzato con l’imperatore Francesco Giuseppe; cerca in ogni modo, attraverso i suoi viaggi di allontanarsi dalla corte di Vienna, a lei odiosa. Nella serie “La principessa Sissi” del 1955 diretta da Ernst Marischka con Romy Schneider nel ruolo di Sissi si può notare come anche la tubercolosi e i viaggi al mare terapeutici siano una scusa per sfuggire alle vessazioni del potere. Sissi, però a differenza di Messalina, è stata divinizzata dal popolo austriaco, per quanto lei fosse insofferente. Il popolo, quando lei fu uccisa dall’anarchico, indisse un concorso per farle erigere un monumento e questa campagna celebrativa si protrasse fino alla realizzazione del film con l’imperatrice come protagonista. Questo dimostra come la storia continui oltre i governanti del momento e il popolo austriaco era ben consapevole di quanto la tradizione della memoria non vada infangata; mentre i Romani condannando Messalina all’oblio hanno gettato fango su pagine di storia e memoria. Le donne al potere, soprattutto se intelligenti, hanno da sempre suscitato timore. Lo scorso secolo Lady D, principessa del Galles e ex consorte dell’attuale Re Carlo III ha commesso un atto costituzionalmente violentissimo contro la Corona d’Inghilterra con la sua richiesta di divorzio in seguito ai tradimenti del marito. E la morte della principessa in circostanze misteriose ha gettato per un periodo in cattive acque la famiglia reale, la defunta Regina Elisabetta II era mal vista dai suoi sudditi, che adoravano Lady D. Come ogni romanzo storico che si rispetti anche la professoressa Prenner ha tramato del verosimile. Da un verso di Giovenale si evince che l’ imperatore Claudio amava moltissimo Messalina per quanto lei lo disprezzasse, così durante la prima notte di nozze per non traumatizzarla ulteriormente, in fondo era una sposa bambina, e un’unione forzata l’avrebbe ancora più destabilizzata, le regalò una cagnolina. Questa cagnolina bianca e nera era il simbolo del loro legame; bianca come il capo canuto di lui e nera come la folta chioma corvina di lei; così Claudio ha dato dimostrazione di cosa significhi “ l’Amore è Rispetto!” Claudio insegna come l’amore non si debba imporre con il potere, infatti l’imperatore per quanto avesse diritto di vita e di morte su Messalina l’ha rispettata, nonostante le continue dimostrazioni di disprezzo della donna. Il potere dell’amore ha preso due direzioni differenti: da un lato Claudio, per amore, ha tardato la prima notte di nozze; dall’ altro lato c’è Messalina che, in preda al furor, cerca il vero amore in ogni angolo di Roma e, a detta di Tacito, pare averlo trovato in Gaio Silio, un uomo la cui virtù era ben nota al popolo romano. Se inizialmente Messalina riesce a sublimare questa suo desiderio aggrappandosi a figure femminili, quasi materne, come Arria( presente nelle Epistulae di Plinio Il Giovane ) e l’ancella Panfilia( creatura letteraria della Prenner) i continui rifiuti da parte del giovane virtuoso le creano disordine mentale e sociale. Il declino di Messalina avviene gradualmente e s’intensifica prima con il suicidio di Arria e poi con la morte dell’ ancella fidata Panfilia. Arria e il marito sono l’emblema dell’amore coniugale e fungono da contraltare alla relazione imperiale, tant’è che quando Claudio ordina al marito di togliersi la vita, Arria anticipa il gesto fatale trafiggendosi e incoraggiando poi il marito a seguirla, secondo la descrizione che ne fa Plinio il Vecchio. Crollati i due sostegni di Messalina, Arria e l’ancella, in lei si apre il varco della follia e medita la vendetta suprema: vuole uccidere Claudio; ma alla fine è lei a precipitare nelle tenebre. “Le persone infelici, a cui sono stati fatti tanti torti, vessate dal potere non possono essere buone?” una domanda che ha colpito la professoressa e ha invitato a riflettere sul presente. Nel caso di Messalina sicuramente l’odio e il rancore hanno preso il sopravvento, acuiti dalla brama di potere, l’hanno condotta all’ autodistruzione; ma ci sono casi in cui le persone infelici hanno sviluppato una grande empatia e si prodigano con azioni di volontariato. La Mènis, l’ira di Achille, privato della schiava Briseide, è la prima parola del primo testo che ha inaugurato la letteratura occidentale, cioè l’Iliade omerica. Il divieto di un amore rende folli e tutta la storia della letteratura occidentale gronda di casi di donne “sedotte e abbandonate”, che approdano all’ insoddisfazione amorosa. Quanta violenza, la donna, in quanto soggetto più fragile, è costretta a subire! Nonostante l’approvazione di leggi in favore del genere, che più spesso è vittima di violenza, come il recente “Codice Rosso” è bene fare attenzione ad usare questo strumento con consapevolezza, per evitare di incorrere nel caso opposto, in cui l’uomo da aggressore diventa vittima di false denunce e false accuse ; perché così come esistono uomini cattivi esistono anche donne cattive e la follia gioca brutti scherzi. ( Tali riflessioni sono maturate in seguito alla lettura e al confronto di una lettera scritta dal Professore Giuseppe Limone all’amico giornalista Giovanni D’Elia; tale problematica giuridico sociale emersa in seguito all’approvazione del “Codice Rosso” è stata discussa in un seminario a Napoli, presso l’Associazione del Vomero “Ethos e Nomos”, con la presenza di avvocati e magistrati. ) Messalina ci ha mostrato come fosse facile con macchinazioni e false calunnie convincere il marito di colpe gravissime, in queste situazioni è il caso di dire:- “la parola puó creare degenerazione morale, se non viene usata rettamente!” Non bisogna tacere all’ oppressione del sistema e per questo, come sosteneva Cicerone, ci vuole una personalità solidissima, che si forma attraverso lo studio e per un esercizio equo del potere , è necessaria la costruzione di una salda struttura etica, che consente anche di giungere a dei compromessi; ma sempre con consapevolezza! Per essere liberi lo studio non deve essere solo un diritto, ma soprattutto un dovere che si pone un obiettivo ben preciso: la costruzione di una personalità forte. Cosa resta dell’incontro con l’autrice? Una grande lezione di vita!

Marianastasia Lettieri