CASERTA: La Reggia ospita Roberto Bolle & Friends per Un’Estate da Re. Sold Out per il Gala di Danza con grandi Étoile internazionali presso il monumento vanvitelliano.

Caserta: Ieri la monumentale cornice della Reggia di Caserta ha fatto da scenografia al Gala di Danza “Roberto Bolle & Friends”, evento prodotto da ARTEDANZASRL, nell’ambito della rassegna Un’ Estate da Re, giunta all’VIII edizione. Dal 2016 una lunga scia di eventi culturali ha come obiettivo la valorizzazione del sito monumentale dell’area casertana e rappresenta un polo d’attrazione turistica in Campania, soprattutto in occasione dei 250 anni dalla dipartita dell’architetto Luigi Vanvitelli. La Regione Campania finanzia la rassegna con i fondi POC 2014-2020, la Scabec in collaborazione con il Ministero della Cultura, con la direzione della Reggia di Caserta, con il Comune di Caserta e con il Teatro di Salerno “G. Verdi”; sotto la direzione artistica del Maestro Antonio Marzullo, ha organizzato il cartellone di eventi.

Il “Roberto Bolle & Friends” è il secondo appuntamento della rassegna, che vede il Principal Dancer non solo come coreuta, ma anche come direttore artistico del Gala di Danza. L’artista porta nel cortile della reggia un cast di stelle danzanti internazionali, dopo un’esibizione presso l’Arena di Verona sotto la pioggia improvvisa e con il colpo di scena di fulmini e saette. In una tiepida serata di mezza estate nella reggia, dopo una breve presentazione e alcune interviste radiofoniche a cura di Rosaria Renna di Radio Monte Carlo, partner ufficiale della rassegna, lo spettacolo danzante ha avuto inizio.

Sul palco solo una sbarra al centro, questo l’inizio di un percorso che avuto come protagonisti di questo primo quadro “3 Preludes”, di Ben Stevenson, Roberto Bolle e Yasmine Naghdi. Il balletto, in stile neoclassico creato negli Stati Uniti su musiche di Rachmaninov, in chiave metacoreutica, rappresenta il lungo e faticoso percorso che intraprende ogni danzatore, da “due mani alla sbarra” al centro; con l’armonica fusione dei loro corpi ,nel “pas de deux” i ballerini, con le loro evoluzioni, si innalzano fino a toccare il cielo con le punte. Al piano il pianista Marcelo Spaccarotella. Immancabile la danza classica in questo appuntamento danzante con gli amici di Roberto Bolle. Per il classico i danzatori ospiti hanno eseguito, da repertorio, delle suite dei balletti accendendo il faro su quattro momenti: incontro, variazione maschile, variazione femminile e coda.

Il primo classico portato in scena alla Reggia è stato “Le Corsaire”, coreografato da Marius Petipa e interpretato da Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, primi ballerini alla Scala di Milano. Il balletto completo in tre atti, con musiche di Adolph Adam, è ispirato a una delle novelle semi autobiografiche “The Corsair”, scritta in versi e pubblicata da Lord Byron nel 1814.

Il quadro successivo è stato interpretato da Roberto Bolle e Travis Cknight nella coreografia in stile moderno “Les indomptès”, coreografato per la prima volta nel 1992 da Claude Brumachon e Benjamin Lamarche. Un passo a due maschile, espressione di forte sensualità che, come rivela il titolo “gli indomiti”, intende sciogliere le catene del pregiudizio e celebrare l’amore come forza cosmica. La coreografia sembrerebbe richiamare alla memoria il mito platonico “degli androgini”, esseri primitivi composti di due metà maschili, oppure di due metà femminili, oppure, la terza possibilità, una metà maschile e una metà femminile originariamente unite insieme. Questo intero fu diviso, secondo il mito, da Zeus per punizione e ,da allora, le due metà vanno in cerca l’una dell’altra per riunirsi e ricostituire l’essere originario. Da questo mito si evince il senso di incompletezza che caratterizza l’amore e i due coreuti, con le loro movenze, molto vicine alla gestualità del quotidiano, hanno cercato di trasmettere l’essenza dell’amore che non conosce barriere; per quanto distacco possa esserci, esiste questa forza cosmica che è l’eros, radicato nei sensi e corporeo, che riflette, anche, la bellezza interiore e rappresenta il mezzo con cui elevarsi a una conoscenza superiore.

Il secondo classico portato in scena è stato il “Don Quixote”, coreografato da Marius Petipa su musiche di Minkus, è stato interpretato da Adam Zhanbaktyar, di Astana in Kazakhstan e da Madoka Sugai, principal dancer presso l’Hamburg Ballet. Il balletto è ispirato al romanzo spagnolo di Miguel De Cervantes, pubblicato in due volumi tra il 1605 e 1615 “El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha” ha fatto il suo debutto nel 1869 al Bolshoj di Mosca.

A seguire, un omaggio al compositore Ezio Bosso, deceduto nel 2020; Roberto Bolle ha danzato sulle note della musica di Bosso “Rain. In your black eyes” in una coreografia di Patrick de Bana, che ha portato all’attenzione dello spettatore, attraverso i movimenti del Principal dancer, la lotta che Ezio Bosso ha portato avanti dal 2011 contro la neuropatia motoria multifocale. Per quanto la malattia abbia colpito i nervi del compositore, che, a mano a mano ha perso la funzione motoria, con la sua danza, Roberto Bolle ha restituito spessore, muscoli e movimento al ricordo del piano.

Il successivo classico portato in scena è stato tratto da “Coppelia”, suite interpretata da Yasmine Naghdi e da William Bracewell, primi ballerini al Royal Ballet. L’ opera, balletto pantomimico in due atti e tre scene, è stata coreografata da Arthur Saint Lèon su musiche di Lèo Delibes eseguita per la prima volta nel 1870 al “Le Peletier” di Parigi.

Hanno donato un momento di liricità Roberto Bolle e Maria Eichwald nel passo a due “Thaΐs” di Roland Petit sulle note di Massenet. Questo pas de deux è estratto da Ma Pavlova (mia Pavlova), uno spettacolo dedicato a Anna Pavlova, in cui Roland Petit guarda con sguardo ironico allo stile della ballerina russa.

Casia Vengoechea e Travis CKnight hanno messo in scena una concezione futuristica dell’amore nel quadro “I”, coreografia di Philippe Kratz; una porticina led in scena conduceva lo spettatore su una navicella spaziale. Questa coreografia sembra mettere in scena l’idea di fondo del film Wifelike (Paramount, 2022) che ha come protagonista Meredith, un’umanoide, di cui William, il suo ideatore, si innamora dopo la dipartita della moglie. In un futuro non molto lontano l’intelligenza artificiale oltre al movimento potrà anche interpretare i sentimenti?

Gran Finale di Bolle con Sphere, coreografia di Mauro Bigonzetti con cui l’etoile si è presentata al pubblico come un moderno Atlante, che ha danzato con l’accompagnamento di un unico globo in scena. Le torsioni del ballerino e il movimento rotatorio della sfera hanno creato un quadro a 360 gradi. Light designer: Valerio Tiberio.

Standing Ovation a fine spettacolo per il Roberto Bolle & Friends. Uno spettacolo in cui, non solo, è stata illustrata la tecnica classica, oltre le magnifiche esecuzioni delle pirouettes e degli innumerevoli fouettes delle prime ballerine e gli incantevoli tour en l’air per la tecnica maschile; c’è da dire che la danza di Bolle porta in scena anche uno spettacolo dal forte spessore concettuale, che oltre alla dimensione estetica induce lo spettatore alla riflessione interiore. Nel periodo in cui il mondo lottava contro l’emergenza Covid-19, Roberto Bolle e il suo Team con il progetto “On Dance” ha fatto sì che la danza non si arrestasse e continuasse anche senza sala, a distanza e nelle proprie case con un ricco cartellone di lezioni, da remoto, con stelle internazionali. Proprio dopo essere usciti dall’emergenza pandemica si può dire che la bellezza umanitaria di Roberto Bolle ha salvato il mondo della Danza e quelle stesse stelle che hanno tenuto le lezioni da remoto, hanno incantato lo scenario monumentale della Reggia di Caserta con la loro danza dal vivo e con la loro Danza viva.

Marianastasia Lettieri

Le foto sono a cura del fotografo di scena Andrey Uspenski

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