Padre Pio e la Fiorentina: il Santo “incontrò” i Viola nel 1965 e nel 1971. È strano che non ci siano documenti fotografici, ma solo articoli di giornale! Un mistero. Il solido e storico legame tra San Giovanni Rotondo e la città di Firenze.

 Continuiamo il nostro viaggio accompagnati dallo storico e studioso di Padre Pio, l’avvocato foggiano, Giuseppe Zingarelli. Queste le tappe del nostro viaggio.

Due straordinarie bilocazioni di Padre Pio si verificarono nella città del Giglio Rosso. Un guanto e un saio appartenuti al Santo di Pietrelcina sono custodite a Firenze.

I due direttori spirituali del frate del Gargano, Padre Benedetto Nardella e Padre Agostino Daniele, compirono i loro studi ecclesiastici nella Provincia Cappuccina di Firenze.

Due storici eventi, uniscono Padre Pio e San Giovanni Rotondo al prestigioso capoluogo toscano. Famosissimo nel mondo per il suo imponente patrimonio culturale, artistico, ed architettonico di stile Romanico-Rinascimentale. La squadra di calcio della Fiorentina, per ben due volte, si recò in visita da Padre Pio. Avvenne nel 1965 e nel 1971. (A proposito di questi due incontri ci sono tracce sulla stampa – anche sportiva – ma mancano documentazioni fotografiche! Per i ricercatori rappresenta un fatto inspiegabile).

Nel convento di San Marco la Catola, in provincia di Foggia, Padre Pio dimorò tre volte: nel 1905, nel 1907 sostenne gli esami di Filosofia e poi nel 1918.  Una figlia spirituale molto cara al santo, nata in questo piccolo paesino della Puglia, Giuseppina Villani, l’8 dicembre 1931, prese i voti a Firenze.

Il dottor Guglielmo Sanguinetti, mugellano, per 20 anni medico condotto a Borgo San Lorenzo, un paese della provincia di Firenze, fu il principale collaboratore di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, nella costruzione dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza.

Il messaggio del Sindaco di Foggia, Vittorio Salvatori, consegnato al Sindaco di Firenze, Piero Bargellini e alla squadra di calcio della Fiorentina. Il Sindaco foggiano fu tra i primi sindaci al mondo ad inviare un messaggio di vicinanza al Sindaco di Firenze, nei giorni della disastrosa alluvione che flagellò Firenze il 4 novembre 1966.

La preziosissima reliquia di San Francesco d’Assisi, il Sacro Saio custodito in una teca a Firenze, il 2 ottobre 1957, giunse direttamente a Foggia, per volontà di Padre Angelico da Sarno, confratello di Padre Pio.

Gli studi del filologo e linguista Nicola Zingarelli. L’illustre autore dell’omonimo vocabolario della lingua italiana, approfondiscono Dante Alighieri ed una delle opere letterarie più famose nel mondo della cristianità: la “Divina Commedia”.    

Con l’avvocato Giuseppe Zingarelli, abbiamo ripercorso alcune vicende del passato. Ricordando principalmente i protagonisti, gli episodi, le circostanze, i miracoli, le testimonianze e gli avvenimenti sportivi che collegano la città di Firenze a Padre Pio da Pietrelcina e a San Giovanni Rotondo. Sono riemersi al contempo, anche alcuni aspetti che rimarcano le affinità tra la città del Sommo Poeta, la città di Foggia e la sua estesa provincia: la Capitanata. Basti ricordare il Santuario di San Michele Arcangelo, a Monte Sant’Angelo: la Grotta di San Michele è l’unico Santuario al mondo ad essere stato benedetto dalla mano del Capo delle Milizie Celesti, San Michele, e si lega a miracolose apparizioni, che diedero vita sul promontorio del Sacro Monte Gargano, al culto Micaelico. Non dimentichiamo l’evento dell’aprile dell’anno 1001. La Madonna apparve al pastore Strazzacappa. Nel luogo di quella ormai millenaria apparizione, sorge oggi uno dei più conosciuti e visitati Santuari della Capitanata: il Santuario dell’Incoronata.   

1) Un ricco e sorprendente legame storico, collega Padre Pio da Pietrelcina e San Giovanni Rotondo, ad una delle più celebri e rinomate capitali mondiali dell’arte, della cultura e dell’architettura del nostro Paese: Firenze.

Indubbiamente il rapporto tra Firenze, San Giovanni Rotondo e Padre Pio è molto più ramificato di quanto si possa inizialmente immaginare. Un rapporto che si amplifica ancora di più, se consideriamo con maggiore attenzione un’altra macroscopica verità. Sia la città di Foggia, sia la sua vasta provincia, devono essere considerate di diritto per quello che storicamente rappresentano. Non soltanto la terra di adozione di Padre Pio, ma anche una terra sacra. La Capitanata è una terra sacra.

2) Cerchiamo di ripercorrere gli eventi scritti dalla storia. Quale miracolo ebbe luogo a Firenze e quando si verificò?

Un evento miracoloso, oltre un secolo fa, si verificò nello storico capoluogo toscano, nel lontano luglio del 1921. In quell’anno, a Firenze, il parroco della Chiesa di San Giuseppe, don Luigi D’Indico, accudiva la sorella costretta a letto nella sua stanza, affetta da un brutto male. La salute della donna, inizialmente sembrava non risentirne molto. Con il trascorrere dei giorni però le cose peggiorarono. Il presule fiorentino non poteva far altro che constatare il progressivo peggioramento delle condizioni di salute della congiunta. Un giorno, don Luigi, al cospetto di una situazione ormai difficile e quasi disperata, scrisse una lettera a Padre Pio, esponendo la gravità della salute della congiunta. Qualche tempo dopo, la missiva giunse a San Giovanni Rotondo. Padre Pio la lesse. Nel 1921 il Santo Frate poteva ancora leggere e rispondere alle innumerevoli lettere che gli pervenivano in convento. Infatti, a partire dal 1923, il Sant’Uffizio gli proibirà la corrispondenza con tutti. Non potrà più rispondere a nessuno. Figli spirituali compresi. La risposta di Padre Pio a Don Luigi D’Indico non si fece attendere: “Pregherò per la salute della vostra cara sorella”. Nel frattempo, le condizioni della donna si aggravarono ancora di più, fin quasi ad immobilizzarla a letto. Ridotta in condizioni penose, la sorella del sacerdote non era più in grado di alzarsi. Trascorreva in preghiera, immobile nel letto, le sue lunghe giornate di sofferenza, attendendo l’ora estrema. Un giorno, la donna, mentre stava pregando, vide aggirarsi nella sua stanza un uomo. Ebbe timore. Pensava inizialmente fosse suo fratello, entrato nella sua stanza per confortarla. Non constatando ciò, pensò subito si trattasse di un ladro introdottosi furtivamente in casa. L’uomo le si avvicinò. Riuscì a distinguerlo meglio. Vide di fronte a lei un frate. La sorella del parroco, spaventata, chiese: “Chi è lei?”. “Se lei è un santo, che santo è?”. Il frate le rispose soltanto poche parole: “Fra un po’ guarirai”. Al termine di quella lapidaria risposta, il frate improvvisamente sparì dalla vista della donna. Era Padre Pio. In bilocazione il frate era andato a Firenze a portare quel messaggio all’inferma. La donna chiamò subito il fratello sacerdote. Don Luigi accorse e la sorella gli riferì l’accaduto. Dopo qualche giorno, don Luigi D’Indico, nell’entrare nella stanza della sorella, la vide seduta sul letto ed in perfetta salute. La donna era miracolosamente guarita. Il parroco, che non aveva riferito nulla alla sorella riguardo alla lettera da lui scritta al Santo in precedenza, sembrò non credere ai propri occhi. Inginocchiatosi, scoppiò in lacrime. Ringraziò Gesù, la Madonna e Padre Pio. Qualche tempo dopo, don Luigi D’Indico, per la miracolosa guarigione della cara congiunta, fece realizzare una bellissima lunetta in ceramica maiolicata dai fratelli Armando, Emilio e Riccardo Testi. Il calco della lunetta venne eseguito da Egidio Niccolai. Il presule donò la lunetta al convento di San Giovanni Rotondo, in ricordo della prodigiosa guarigione preannunciata dalla bilocazione di Padre Pio. La lunetta, che è un tipico elemento caratterizzante l’architettura medievale fiorentina, riproduceva al suo interno, partendo da sinistra, il giglio rosso, simbolo della città di Firenze, l’effige di San Francesco d’Assisi, l’immagine della Madonna delle Grazie con il Gesù Bambino in braccio al centro, San Michele Arcangelo, terminando a destra, con la riproduzione dello stemma dell’Ordine dei Frati Cappuccini. La pregevole lunetta maiolicata donata a Padre Pio, venne fatta replicare tal quale, dallo stesso don Luigi D’Indico, in un formato più piccolo, di colore bronzo oscuro dorato. Il sacerdote fiorentino la pose all’interno della Chiesa di San Giuseppe, edificata nel 1522, in ricordo di quel miracolo ricevuto. Il 19 dicembre 1935, la splendida lunetta maiolicata, fu collocata sopra la porta d’ingresso della chiesetta antica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo. Se si presta attenzione, la finestrella dalla quale Padre Pio salutava i fedeli che si assiepavano sul piazzale del convento, sventolando un fazzoletto, è in perfetto allineamento con la splendida lunetta maiolicata. Quella lunetta legò Firenze a San Giovanni Rotondo nell’arte e nella devozione, grazie a Padre Pio. La città di Firenze, per giunta, custodisce anche due reliquie del Santo di Pietrelcina. Si tratta di un guanto, custodito nella Chiesa di San Carlo. E di un saio, custodito nella Chiesa di San Remigio.

3) Il sacerdote fiorentino diede testimonianza di questo miracolo del Santo?

L’attuale parroco della Chiesa di San Giuseppe, mi ha confermato esserci un carteggio molto documentato riguardo al miracolo in questione. Il carteggio contiene la testimonianza resa da don Luigi D’Indico. Attualmente la Chiesa di San Giuseppe, che è vicinissima alla famosissima Basilica di Santa Croce, è stata unificata dalla Diocesi di Firenze alla parrocchia di Sant’Ambrogio. La Toscana vide anche operare monsignor Giancarlo Setti nella direzione dei Gruppi di Preghiera. Fu proprio Padre Pio a nominare personalmente questo religioso. Affinché presiedesse all’opera di guida pastorale dei gruppi stessi. Molti Gruppi di Preghiera di Padre Pio sono presenti in tutta la Toscana. Se ne contano attualmente circa 137. Le testimonianze afferenti a questo miracolo di Padre Pio sono state tutte conservate. Un’altra bilocazione di Padre Pio ebbe luogo a Firenze.  

4) Quando ed in quali circostanze si verificò?

Avvenne quasi 92 anni fa anni fa, negli anni della segregazione di Padre Pio. Precisamente tra il 1931 e il 1933. Quando al Santo campano, il Sant’Uffizio sospese ogni facoltà di ministero sacerdotale. Questa seconda bilocazione del frate a Firenze è collegata ad una figlia spirituale del Santo cappuccino. Era una terziaria francescana, nativa di San Marco la Catola. Un piccolo paesino arroccato sui monti della Daunia settentrionale, distante soli 2 chilometri dal Molise. In questo ameno convento, la cui costruzione risale al 1585, Padre Pio ebbe modo di avvicinare un gruppo di ferventi terziarie francescane, dirette spiritualmente dai suoi due direttori spirituali: Padre Benedetto Nardella e Padre Agostino Daniele. I fatti risalgono al tempo che precedette la partenza di Padre Agostino al fronte. Nel 1915 scoppiò la Prima guerra mondiale e molti religiosi furono richiamati a prestare servizio per la patria. Tra essi anche Padre Agostino, il quale durante il conflitto, prestò servizio come cappellano presso i campi di soccorso allestiti dalla Croce Rossa Italiana. Tra le terziarie francescane di San Marco la Catola, Padre Pio conobbe le sorelle Giuseppina ed Emanuela Villani, detta anche Emanuellina. Entrambe le sorelle Villani, seguivano l’insegnante Maria Gargani, nativa di Morra Irpina, oggi Morra De Santis, un paese in provincia di Avellino. La Gargani insegnava a San Marco la Catola già da qualche anno, avendo superato il concorso magistrale. Con Padre Pio la maestra elementare non si conosceva di persona. Tra il Santo e la maestra irpina era in atto una corrispondenza epistolare. La fervorosa insegnante, aveva formato a San Marco la Catola un piccolo gruppo di anime pie, che frequentavano assiduamente il convento ed erano seguite dai due direttori spirituali di Padre Pio. Il 2 gennaio 1932, Padre Agostino fece visita a Padre Pio a San Giovanni Rotondo per due precise ragioni. La prima fu per confortarlo riguardo a quella ingiusta segregazione che tanto mortificava spiritualmente il Frate. La seconda fu per informarlo del fatto che a Firenze, l’8 dicembre 1931, lui stesso aveva presenziato, nel giorno della Immacolata Concezione della Beata Vergine, alla vestizione religiosa di Giuseppina Villani. Infatti, in quel giorno, Giuseppina Villani, a Firenze, prendeva i voti con il nome di suor Beniamina Crocifissa del Divin Cuore. Il Santo, nell’apprendere quella notizia si commosse e pianse. Per Giuseppina Villani, il Santo frate aveva in passato pregato molto intensamente. Padre Pio sapeva che Giuseppina Villani subiva costanti vessazioni da parte del demonio. Il maligno, infatti, nel corso del percorso vocazionale della giovane ragazza, tentava in tutti i modi di dissuaderla e di scoraggiarla per impedirle di prendere i voti. Per allontanare da lei gli assalti e le tentazioni del nemico, Padre Pio per un buon periodo di tempo, era quasi sempre in orazione per lei. Padre Agostino, quel 2 gennaio 1932, raccontò a Padre Pio che quando era stato a Firenze, qualche giorno prima della vestizione, Giuseppina gli aveva riferito che durante la Messa, al momento della comunione, aveva visto apparire dinanzi ai suoi occhi il mistico frate, il quale la stava sostenendo in quel momento di grande lotta interiore per lei. Erano le vessazioni del maligno. Padre Agostino, in visita a San Giovanni Rotondo, quel 2 gennaio 1932, chiese al frate: “Piuccio, vedi che Giuseppina, prima di prendere i voti, mi ha detto di averti visto nel monastero di Firenze, e lì ti disse di continuare ad aiutarla, perché il nemico voleva scoraggiarla nel farsi suora, è vero o non è vero tutto ciò?”. Padre Pio rispose sorridendo:” È tutto vero padre, ma non sono io che ho deciso di fare questi viaggetti, è Gesù”.

5) Come si può spiegare, in genere, una bilocazione?

Guardi, mi pone una domanda difficilissima. Alla quale poter dare una risposta razionale è quasi impossibile. La bilocazione è la contemporanea presenza di un corpo in due luoghi diversi. Lei comprende che, quando parliamo di bilocazione, non siamo più nella normalità della dimensione spazio-tempo nella quale, quotidianamente, siamo immersi. Se consideriamo la risposta di Padre Pio a Padre Agostino, viene fuori la risposta. Le bilocazioni, dice Padre Pio, sono ‘viaggetti’ decisi da Gesù. Cioè, sono spostamenti che avvengono, prescindendo dalla volontà della persona bilocata, con una rapidità che la scienza umana equiparerebbe alla velocità della luce. Tecnicamente la velocità della luce è di circa 300mila chilometri al secondo. La scienza non è in grado di spiegare come potrebbe bilocarsi, cioè proiettarsi l’immagine di una persona in un dato luogo, rimanendo quest’ultima in un altro luogo. Chi riceveva Padre Pio in bilocazione, vedeva l’immagine del Santo. Questa immagine era in grado di ascoltare ciò che gli si diceva e anche di riferire messaggi. Tutto questo avveniva nello stesso istante in cui la figura materiale del Santo, rimaneva di peso, materialmente visibile, nel luogo in cui viveva la sua quotidianità, cioè San Giovanni Rotondo. Forse, dico forse, neanche Padre Pio avrebbe saputo spiegarlo tecnicamente. Pensi, ci fu una bilocazione in cui Padre Pio, fu visto da due persone, nello stesso momento di uno stesso giorno. Solo che mentre una di esse lo vide in Alaska, l’altra, nello stesso istante di quella stessa giornata, lo vide allo stesso modo, in Sud America. Padre Pio in realtà, alla stessa ora di quello stesso giorno riferito dalle due persone che poi diedero testimonianza di questo incredibile fatto, si trovava a San Giovanni Rotondo. Le bilocazioni di Padre Pio furono testimoniate anche dalla beata Madre Speranza. La suora spagnola morta nel 1983, in concetto di santità, sepolta nel santuario di Collevalenza, in provincia di Perugia. La religiosa, peraltro stigmatizzata come il frate del Gargano, testimoniò di aver conosciuto Padre Pio di persona, pur non essendosi ella mai recata di fatto a San Giovanni Rotondo. Madre Speranza rivelò di aver conosciuto il Santo nel 1937, a Roma, in Vaticano. La religiosa, per quasi due anni, fu infatti, in quel periodo della sua vita, a disposizione del Sant’Uffizio. “Vidi Padre Pio a Roma, per un anno intero. E lo vidi quasi tutti i giorni. Lo salutavo, parlavo con lui, e lui affabilmente mi salutava e mi rispondeva.”. Di questa testimonianza si può avere riscontro diretto. La si può verificare e leggere, perché fu inserita negli atti allegati al processo di beatificazione del Santo.        

6) Quindi è certo che a Firenze si verificarono ben due bilocazioni di Padre Pio?

Si. Sono due bilocazioni certificate e testimoniate. Vorrei a riguardo precisare che Maria Gargani, figlia spirituale di San Pio e per diversi anni insegnante a San Marco la Catola, successivamente, fondò l’Ordine delle Apostole del Sacro Cuore e assunse il nome di suor Maria Crocifissa del Divino Amore. Fu guidata e ispirata anche lei da Padre Pio. A San Marco la Catola, la Gargani, svolse molto apostolato unitamente a molte altre opere di carità. Alla Beata Gargani si lega un’altra incredibile bilocazione di Padre Pio. Nel 1936, nella notte tra il 20 e il 21 aprile, Madre Gargani, era in preghiera dinanzi al Signore insieme ad altre tre pie donne: Michela Ferrante, Mariuccia Ianigro e Antonietta Pirchio. Mentre pregavano nel coro del Santuario della Madonna della Sanità, a Volturara Appula, videro tutte e quattro, distintamente, Padre Pio intrattenersi con loro in orazione. Era un’altra bilocazione. Questo fatto fu testimoniato dalle quattro donne.

7) Ci sono testimoni attualmente viventi che potrebbero riferire di questa ulteriore bilocazione?

Che io sappia no. Però ho conoscenza di una suora. Suor Cherubina Fascia, nata a San Marco la Catola nel 1934, appartenente all’Ordine delle Apostole del Sacro Cuore, fondato come riferivo, dalla beata Gargani, è compaesana della figlia spirituale di Padre Pio che si fece suora a Firenze, cioè Giuseppina Villani, o se si preferisce, suor Beniamina Crocifissa del Divin Cuore. Sul finire degli anni ’40, suor Cherubina si recava spesso a casa della madre delle sorelle Villani per apprendere l’arte del cucito e del ricamo. Suor Cherubina Fascia, che oggi ha circa 87 anni e vive a San Giovanni Rotondo, per molti anni dimorò in Toscana, nel convento delle suore a San Miniato Alto, un comune in provincia di Pisa, molto vicino a Firenze. Un’altra straordinaria coincidenza si lega a Firenze.

8) Questa coincidenza riguarda ancora Padre Pio?

No. Riguarda i direttori spirituali di Padre Pio. Mi riferisco a Padre Benedetto Nardella e a Padre Agostino Daniele. Entrambi nativi di San Marco in Lamis, un paese in provincia di Foggia, sono entrambi legati alla Toscana. Padre Benedetto Nardella era in possesso di una notevole cultura. Era un frate molto erudito, dotato di un’intelligenza non comune. Padre Benedetto compì i suoi studi liceali, filosofici, teologici e pastorali proprio nella Provincia cappuccina di Firenze. A San Miniato al Tedesco, l’11 aprile 1898, fu ordinato sacerdote. In Toscana, sempre a Firenze, fece anche le prime esperienze apostoliche ed apprese anche i primi principi dell’arte, della scultura e della pittura, in quanto fu anche scultore e pittore. Molti suoi dipinti si conservano tuttora in vari conventi della “Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio”. Il talentuoso frate era anche un appassionato studioso di medicina. Il canto e la poesia erano per lui come una preghiera. Pubblicò poemi, trattati letterari e trattati di ascetica. Fu un eccellente insegnante di Letteratura Italiana, di Oratoria e di Scienze. Padre Benedetto riscuoteva grande stima ed apprezzamento sia dai confratelli toscani sia dai confratelli foggiani per la sua oratoria classica, incisiva e assai forbita. Zelante e rigoroso osservante della regola di San Francesco d’Assisi, conferì come Superiore Provinciale grande stabilità e decoro alla Madre Provincia. Insieme alla formazione intellettuale era assai rigoroso nel curare l’educazione morale dei suoi educandi. Fu proprio padre Benedetto Nardella a far riaprire, nel 1909, il convento di San Giovanni Rotondo, chiuso prima di quella data, come altri conventi, a causa della promulgazione di alcune leggi, frutto di una politica anticlericale, prevedente la soppressione degli Ordini e delle Congregazioni religiose, e la confisca dei beni ecclesiastici presenti negli edifici religiosi. Anche Padre Agostino Daniele, compaesano di Padre Benedetto Nardella, compì i suoi studi ecclesiastici nella Provincia religiosa di Firenze. Padre Agostino non possedeva l’erudizione di Padre Benedetto, ma aveva in complesso una discreta preparazione, conoscendo molto bene il greco e la lingua francese. Era un frate molto semplice e diretto. Ricoprì molte volte la carica di Superiore Provinciale e partecipò anche alla Prima guerra mondiale, insignito della medaglia di benemerenza per la sua opera prestata accanto ai sofferenti, presso le unità di soccorso attivate dalla Croce Rossa Italiana. Fu Dio ad affidare Padre Pio alle cure e alla direzione spirituale di Padre Benedetto e Padre Agostino. E Padre Pio si affidò ad essi consapevole del fatto che solo affidandosi fiduciosamente ed aprendosi al diretto dialogo dei suoi due direttori spirituali, avrebbe potuto comprendere il progetto che il Signore aveva su di lui. Comprese che non sarebbe mai riuscito a camminare con serenità, sia pur in mezzo a tante prove fisiche e spirituali che l’avrebbero messo a durissima prova, nel corso della sua sofferta esistenza, offerta totalmente per la salvezza eterna dei fratelli. Ebbene, gli studi ecclesiastici dei due religiosi vennero da entrambi compiuti nella Provincia Cappuccina di Firenze. E qui emerge una incredibile coincidenza che richiama indirettamente la lunetta di Firenze.

9) Quale?

Padre Benedetto Nardella, dal 1908 al 1922 circa, operò nel convento di San Marco la Catola. Padre Benedetto, a San Marco la Catola, realizzò oltre un secolo fa, con il suo innato ed estroso talento artistico, una lunetta in cemento. Questa lunetta, di colore grigio chiaro, venne collocata sul portale d’ingresso della chiesetta del convento di San Marco la Catola, subito dopo che Padre Benedetto la ultimò. Una stima approssimativa fa ritenere che la lunetta fu posta sul portale del convento tra il 1918 e il 1920. La chiesetta è dedicata alla Madonna di Giosafat. All’interno della chiesetta di Santa Maria di Giosafat, vi è un quadro ligneo raffigurante la Madonna a mezzo busto, che tiene in braccio Gesù Bambino in atto di abbracciarla, protendendo le sue piccole mani. Questo quadro fu portato in paese dai reduci veneziani della prima crociata. Anche se è assai probabile che l’origine di San Marco la Catola possa risalire tra il 1026 e il 1035 circa. Secondo la tradizione cristiana, la Madonna venne sepolta nella Valle di Giosafat, una valle sita nei pressi di Gerusalemme tra due monti, e cioè il monte del Tempio e il monte degli Ulivi. Il libro dell’Apocalisse, di san Giovanni apostolo, profetizza il ritorno di Gesù Cristo in questa valle. Nella Valle di Giosafat avverrà il giudizio finale. La tomba della Madonna si troverebbe in questa valle. Ed è in questa valle, che fin dai tempi antichi, si trovava una chiesetta e un monastero. Ecco che a tal proposito si incrociano due sorprendenti particolari.

10) Hanno relazione nuovamente con Firenze?

Si. Con Firenze e con la Toscana. A seguito della cacciata degli Arabi dall’Italia meridionale ad opera dei Normanni, in alcune regioni dell’Italia peninsulare, venne istituito l’Ordine di Santa Maria di Giosafat. In tutta la Puglia, questo Ordine fu rappresentato soltanto dalla piccola chiesetta di San Marco la Catola. Non a caso, la chiesetta conventuale di questo piccolo paese, divenne sede dell’Ordine dei Frati Cappuccini. Tra il 1500 e il 1570 circa, a seguito dell’insediamento dei frati francescani della Toscana presso il Sacro Monte di San Vivaldo, in provincia di Firenze, un frate fiorentino, fece costruire una serie di chiesette e cappelle in quella zona. Queste piccole chiesette e cappelline vennero realizzate secondo l’ordine riproducente la precisa dislocazione topografica dei luoghi santi di Gerusalemme. Questa intuizione fu di Padre Tommaso da Firenze. Alcuni conventi francescani della Toscana, edificati tra il 1500 e il 1600, sono configurati in base alla dislocazione intuita da padre Tommaso da Firenze, e cioè secondo l’ordine iconografico e topografico della Terra Santa. Poiché gran parte della popolazione non aveva la possibilità economica di intraprendere in quel periodo storico, tra il 1500 e il 1600, un pellegrinaggio in Terra Santa, anche perché in quel periodo la Terra Santa era occupata dai Turchi, papa Leone X, della famiglia fiorentina dei “Medici”, riconobbe l’indulgenza plenaria a tutti coloro i quali si sarebbero recati in pellegrinaggio presso le chiesette e cappelline edificate nelle zone del sacro monte di San Vivaldo, in quanto edificate e dislocate secondo le geografiche conformità naturali simili a quelle dei luoghi della Terra Santa. Il convento di San Marco la Catola è un convento che possiede una sorprendente particolarità.

11) Cosa caratterizzerebbe questo convento, che fu anche uno tra i molti conventi dove dimorò Padre Pio da Pietrelcina?

Il convento di San Marco la Catola, in provincia di Foggia, edificato nel 1585, fu edificato e dislocato secondo l’orientamento geografico di Gerusalemme. Oltre 400 anni fa, Padre Tommaso da Firenze, descrisse con precisione i parametri in osservanza dei quali si sarebbe dovuta realizzare questa precisa dislocazione, richiamando i parametri topografici ed iconografici della Terra Santa. La naturale dislocazione geografica, infatti, prevedeva che ad Est doveva esservi una valle boscosa che rassomigliasse alla Valle di Giosafat. A Sud, doveva riscontrarsi un rilievo rappresentante il Monte degli Ulivi. A Nord, doveva esservi la presenza di un piccolo acrocoro naturale rappresentante la Spianata del Tempio. Mentre ad Ovest, doveva essere presente una piccola collinetta, che avrebbe rappresentato il Monte Calvario. Tutti questi parametri sono pressoché presenti nella dislocazione edificativa del convento di San Marco la Catola, edificato all’incirca nel 1585. Un’altra sorprendente coincidenza è che il frate che ha dimorato più anni nella storia del convento di San Marco la Catola, fu Padre Tommaso Plensio, nativo di Morcone, in provincia di Benevento. Dimorò per circa 42 anni nel convento di San Marco la Catola. Padre Tommaso, al secolo Giuseppe Plensio, scomparso a quasi 88 anni di età nell’agosto del 2010, da religioso, portava lo stesso nome del suo predecessore di Firenze.  

La finestrella della chiesetta vecchia di Santa Maria delle Grazie, dove si affacciava Padre Pio, .sventolando il fazzoletto…per salutare i fedeli assiepati su piazzale convento,

12) La lunetta in cemento realizzata da Padre Benedetto Nardella è ancora collocata sul portale di ingresso del convento di San Marco la Catola?

No. La lunetta in cemento, di colore grigio chiaro, venne rimossa al tempo in cui vennero eseguiti i lavori di ristrutturazione del convento. Gli interventi restaurativi furono operati orientativamente tra il 1999 e il 2002. La lunetta in cemento, realizzata da Padre Benedetto raffigura, partendo da sinistra, San Francesco d’Assisi e la Madonna. Verosimilmente fa riferimento all’Incoronazione di Maria Regina del Cielo e della Terra e per volere di Dio, Madre dell’umanità. Oggi, quella lunetta realizzata a San Marco la Catola è conservata in un piccolo museo, sito nella Sala San Francesco, un salone interno alla stessa struttura religiosa. Sia la Chiesa di San Giuseppe a Firenze, sia la chiesetta antica d San Giovanni Rotondo, sia il convento di San Marco la Catola sono collegati dalla presenza di questo elemento architettonico, cioè la lunetta, che richiama gli eventi storici collegati alle due bilocazioni di Padre Pio a Firenze. Infatti, mentre la bilocazione del luglio del 1921 si ricollega alla preannunciata guarigione della sorella del parroco fiorentino, la seconda bilocazione, quella del decennio successivo, e cioè del 1931, si correla alla liberazione spirituale di Giuseppina Villani dagli assalti del maligno, ad opera della costante preghiera di intercessione del Santo, che le permise di rispondere con prontezza e decisione alla chiamata del Signore, prendendo i voti. Divenendo così sposa di Gesù.  

13) La squadra di calcio della Fiorentina si recò in visita da Padre Pio due volte?

Si. La prima volta si verificò la domenica mattina del 24 gennaio 1965. Era la Fiorentina del presidente Nello Baglini e allenata dall’allenatore Giuseppe Chiappella. In pullman, di buon mattino, tutta la Fiorentina si recò a San Giovanni Rotondo. Ponendosi al cospetto del Santo, un sentimento di mistica devozione e ammirazione verso il Cappuccino con le stigmate pervase l’intera delegazione gigliata. Fu un ricordo incancellabile quello della Fiorentina nel roccioso scenario del paesello garganico. Il dottor Rodolfo Melloni, ex consigliere e poi successivamente vicepresidente della squadra toscana, a nome della società viola, nel ringraziare Padre Pio dell’affettuosa e cordiale accoglienza gli rivolse espressioni di devozione e di omaggio nonché di augurio, in occasione del compimento del 62mo anniversario della sua vestizione religiosa. La Delegazione calcistica della Fiorentina si intrattenne con Padre Pio in orazione. Nel pomeriggio si disputò a Foggia, l’incontro di calcio Foggia- Fiorentina. La gara terminò in parità. 0 a 0. Fu l’allora portiere viola, Enrico Albertosi, a salvare la Fiorentina dalla sconfitta grazie alle sue lodevoli, numerose e decisive parate. La Fiorentina fece poi rientro a Foggia, all’ora di pranzo, presso l’Hotel Sarti, dove alloggiava. Questa ricostruzione storica è stata resa possibile grazie al dottor Egidio Guarnacci, oggi farmacista in pensione, il quale nel 1965 era il centromediano della Fiorentina, nonché uno dei protagonisti in campo, di quel Foggia-Fiorentina di ormai 58 anni fa. La seconda volta, la Fiorentina si recò da Padre Pio quando il Santo era già scomparso. L’intera delegazione viola, con a capo Oronzo Pugliese e il calciatore Giancarlo De Sisti, all’epoca rispettivamente allenatore e capitano della Fiorentina, entrati nel convento di Santa Maria delle Grazie, scendendo nella cripta dove era sepolto il Santo frate, deposero sul monolite di colore scuro, in rappresentanza di tutta la delegazione gigliata, molti garofani. Era sabato, 10 aprile 1971. Il giorno seguente, 11 aprile 1971, a Foggia, era in programma la partita Foggia-Fiorentina. Anche questa seconda volta, la gara tra i rossoneri di Capitanata e la Fiorentina, si concluse in parità: 1 a 1. Fu proprio Giancarlo De Sisti, in quella seconda circostanza, a siglare il gol del pareggio viola su calcio di rigore. In quella seconda visita la squadra si trattenne in preghiera nella cripta per circa 15 minuti. La ricostruzione di questo evento fu ricordata dal portiere viola Franco Superchi, nel 1971 portiere titolare della Fiorentina di Pugliese. Alla città di Firenze si collegano altri due storici eventi strettamente connessi alla storia calcistica del Foggia. Il primo fra questi, ci riporta all’ esordio in Serie A del Foggia. Infatti, alla sua prima partecipazione nella massima divisione nazionale, il Foggia esordì in A proprio a Firenze, contro la Fiorentina. Era il 13 settembre 1964. Quel Fiorentina-Foggia terminò con la vittoria della Fiorentina per 3 a 1. Il secondo storico avvenimento si rapporta a due calciatori del Foggia. L’evento richiama il Foggia del 1964-65 allenato all’epoca da Oronzo Pugliese. In quello stesso campionato, vennero convocati dall’allenatore Edmondo Fabbri, per indossare la maglia azzurra della Nazionale Italiana, Vittorio Cosimo Nocera, attaccante del Foggia nonché figlio spirituale di Padre Pio, nativo di Secondigliano, e il friulano Romano Micelli. Allo Stadio Comunale di Firenze, il 1° maggio 1965, si giocò Italia-Galles. Per i due calciatori del Foggia fu l’esordio in maglia azzurra. La partita terminò con la vittoria dell’Italia per 4 a 1. Un altro particolare fu che in quella partita di Firenze, Nocera, figlio spirituale di Padre Pio, realizzò la quarta rete dell’Italia. Anche la squadra di calcio del Foggia, spesso si recava a San Giovanni Rotondo a far visita al Santo. Certo, per il Foggia era più semplice, rispetto ad altre squadre, ricoprire i 38 chilometri di distanza che separano Foggia da San Giovanni Rotondo. Frequenti furono le visite del Foggia a Padre Pio. Vorrei richiamare anche un altro oggettivo fatto storico. 

14) Riguarda sempre il calcio?

Diciamo di sì. Una precisazione che si rapporta al disastro che colpì Firenze il 4 novembre 1966. Quella tragica alluvione mise in ginocchio la città per molto tempo. Un simile evento non si verificava dai tempi di San Francesco D’Assisi. Le cronache risalenti al periodo medievale, ci narrano di uno straripamento dell’Arno, di portata simile a quella del 1966, che si verificò intorno al 1270 circa. Quando nel 1966 Firenze venne letteralmente inondata dalle acque, per due giorni non si comprese bene la portata del disastro. Il professor Piero Bargellini, all’epoca Sindaco della città toscana, in quei giorni ricevette la solidarietà e la vicinanza di tutto il mondo per quell’immane calamità. Tra i primi sindaci al mondo ad esprimergli conforto e vicinanza, fu l’allora Sindaco di Foggia, il dottor Vittorio Salvatori. La domenica successiva al disastro, la Fiorentina allenata sempre da Giuseppe Chiappella, con alla presidenza Nello Baglini, doveva giocare a Foggia. Il sindaco di Foggia, la domenica del 13 novembre 1966, prima dell’inizio di quel Foggia-Fiorentina, scese in campo e salutò l’intera squadra gigliata. Leggendo personalmente e poi consegnando di fatto all’allora capitano viola, lo svedese Kurt Hamrin, un ulteriore messaggio di solidarietà, rivolto alla squadra e alla città, da notificare al sindaco di Firenze e a tutta Firenze. Hamrin ne fu commosso. Il professor Bargellini ringraziò personalmente il sindaco Salvatori a nome di tutta Firenze. Quella partita del 13 novembre 1966, allo stadio Zaccheria di Foggia, si concluse con la vittoria della Fiorentina sul Foggia per 2 a 1. i gol furono realizzati da Luciano Chiarugi e Giancarlo De Sisti per i toscani e da Vincenzo Traspedini per il Foggia. Del resto, avendo accennato alla figura dei due Sindaci, non possiamo non ricordare due cose. La prima è che la città di Firenze, è la città italiana che contende agli inglesi il primato dell’invenzione del calcio. Questo per ricordare il famoso calcio storico fiorentino, tipico dell’epoca Rinascimentale. Un documento dei Padri Gesuiti, ritrovato di recente, attesterebbe invece che il calcio, nella tipica accezione sportiva che attualmente tutti conosciamo, potrebbe essere nato in Paraguay, dove nel 1639, la tribù indigena dei Guaranì, si dilettava a rincorrere una specie di sfera, toccandola solo con i piedi, senza adoperare le mani. Non sfugge il secondo particolare. L’attuale Sindaco di Firenze, Dario Nardella, nato a Torre del Greco, in realtà è originario della provincia di Foggia. I suoi genitori sono nati San Marco in Lamis, in provincia di Foggia. San Marco in Lamis è il paese garganico, sito a soli 10 chilometri di distanza da San Giovanni Rotondo, che diede i natali ai due direttori spirituali di Padre Pio. Padre Benedetto Nardella e Padre Agostino Daniele. Il dottor Sanguinetti fu il più stretto collaboratore di Padre Pio negli anni della edificazione dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza. Il medico mugellano, nato a Parma, prima di scendere a San Giovanni Rotondo, esercitò per circa 20 anni, la professione di medico condotto a Borgo San Lorenzo, un paese in provincia di Firenze.

15) Sussisterebbe, quindi, anche un collegamento culturale correlato a Padre Pio, a Firenze e all’intera provincia di Foggia?

Indubbiamente. Padre Pio in realtà è entrato in tutte le vicende del secolo scorso, toccando l’etica di tutte le professioni lavorative esistenti e tutti i campi del sapere, sport compreso. A San Giovanni Rotondo, si sono recati in visita a Padre Pio milioni di persone appartenenti alla più disparate condizioni sociali e culturali. Gente semplice e umile che non aveva possibilità economiche per istruirsi. Intellettuali. Illustri rappresentanti della medicina. Politici. Scrittori. Attori. Calciatori e uomini di sport. Aristocratici. Teste coronate e illustri scienziati. In 52 anni, innanzi al Santo di Pietrelcina, si è presentato mezzo mondo per parlargli di sofferenze, di dubbi, di incredulità, di povertà morali e materiali, di indifferenze, di difficoltà, di aridità spirituali e di inquietudini esistenziali. In una sola parola, per riferire a Padre Pio delle miserie della nostra umanità e chiedergli aiuto e conforto. La missione terrena di Padre Pio è stata universale, è stata per tutti. Nessuno ne fu escluso.

16) Che cosa porterebbe ad individuare questo ulteriore collegamento culturale cui accennava in precedenza?

Intendevo riferirmi al rapporto intercorrente tra Firenze, Dante Alighieri e la sua conosciutissima opera letteraria, cioè la “Divina Commedia”. Questo rapporto trova riscontro attraverso il filologo e linguista Nicola Zingarelli. Autore del primo vocabolario della lingua italiana.

17) In che modo Nicola Zingarelli si legherebbe a Firenze?

Attraverso i suoi studi su Dante e sulla Divina Commedia. Nicola Zingarelli era nato a Cerignola, una cittadina in provincia di Foggia. Credo sia stato uno dei più importanti letterati mai espressi dalla Capitanata. Zingarelli si trasferì a Lucera per compiere gli studi ginnasiali e poi a Napoli per gli studi liceali. Nel capoluogo partenopeo si laureò in lettere proprio con una tesi riguardante Dante Alighieri e la Divina Commedia. Approfondì molto i suoi studi sul dialetto toscano. Tanto da stabilirsi a Firenze, dopo il conseguimento della laurea.
Successivamente si trasferì a Berlino. Ritornò in Italia insegnando a Ferrara, Napoli, Campobasso e Palermo. Zingarelli poi si stabilì a Milano divenendo titolare della cattedra di Lingue e Letteratura Italiana. Per scrivere il vocabolario, Nicola Zingarelli approfondì notevolmente Dante Alighieri e la sua opera magna. La figura di Nicola Zingarelli si collega strettamente a Firenze. Il rapporto intercorrente tra gli intensi ed approfonditi studi dell’illustre linguista di Capitanata e il suo vocabolario, da una parte e tra Dante e la più conosciuta opera letteraria del mondo della cristianità, la Divina Commedia, costituiscono oggi un immenso patrimonio della conoscenza e del sapere concernente la cultura italiana nel mondo. Una particolarità che si richiama a Nicola Zingarelli è che il noto letterato, divenne titolare di Cattedra all’Università di Milano nell’anno in cui Padre Pio salì la prima volta a San Giovanni Rotondo, e cioè nel 1916. La sua scomparsa, invece, avvenne invece nel 1935, cioè coincide con l’anno in cui la lunetta donata dal parroco di Firenze, Don Luigi D’Indico, per la guarigione della sorella ad opera dell’intercessione di Padre Pio, venne collocata sul portale d’ingresso della chiesetta antica a San Giovanni Rotondo. Un alto evento storico tangente a Firenze, avvenne nel 1957, quando il Sacro Saio di San Francesco d’Assisi, da Firenze fu portato direttamente a Foggia.

18) Un ulteriore evento religioso collegò circa 70 anni fa le due città?

Precisamente. Fu lo storico viaggio di una reliquia davvero particolare. Il Saio contenente le mortificate membra del Poverello della Verna, quando il Signore volle dargli i segni visibili del gradimento della sua preghiera e del suo apostolato, imprimendogli le sacre stigmate, cioè i segni della Crocifissione da Lui patita sul Calvario, Il Sacro Saio infatti è tenuto a Firenze. La città che ha lo speciale privilegio di custodire quell’abito. Il Saio di Francesco Bernardone, Patrono d’Italia, è contenuto in una apposita teca. L’abito giunse da Firenze direttamente a Foggia. 

19) Può riferirci qualcosa di quella storica giornata?

Le cronache di quel tempo ci narrano di una città, Foggia, in trepidante attesa di accogliere festosamente il Sacro Saio del Patrono d’Italia. San Francesco d’Assisi volle “visitare” Foggia in quell’ ottobre del 1957. In quella speciale occasione Il Santo d’Assisi, con il suo saio, è come se avesse voluto salutare di persona tutto il popolo di Capitanata. L’allora Commissario Prefettizio di Firenze, Lorenzo Salazar, su pressante richiesta di un frate cappuccino, Padre Angelico da Sarno, diede il suo avallo a che la reliquia, scortata dalle autorità preposte, visitasse la città di Foggia. Il Sindaco del capoluogo dauno, all’ epoca il dottor Vittorio De Miro d’Ajeta, con l’Arcivescovo di Foggia e l’Arcivescovo di Manfredonia, Monsignor Carta e Monsignor Cesarano, unendosi al Prefetto, al Questore, alla Giunta municipale, ai consiglieri e a tutti i rappresentanti delle altre autorità civili, militari e religiose intervenute, e alle migliaia di fedeli presenti nella Piazza del Municipio di Foggia, si raccolsero in preghiera dinanzi al Sacro Saio. La Foggia cattolica, e forse anche quella non cattolica, quel giorno era dinanzi a quell’umile abito. Un semplice saio che ha attraversato otto secoli di storia del Cristianesimo. Il Sindaco De Miro, commosso, pronunciò un breve discorso. Ad un certo punto del discorso, facendo riferimento alla storia di Firenze, e rivolgendosi a San Francesco, disse: “O San Francesco, Tu che sei stato un perfetto imitatore dell’Altissimo e un grande Alfiere del Vangelo, ti chiedo in nome di tutti i devoti della città di Foggia qui riuniti, fa che non ci siano più Guelfi e Ghibellini. Fa che non ci siano più Imperi in lotta contro i popoli. Fa che non ci siano più città d’Italia in lotta tra loro. E prega per questa nostra città, affinché mantenendosi umile, non si allontani dalla fede e da Dio. O San Francesco, apostolo che ti prodigasti al servizio di Dio e degli uomini, prega per noi”. Un discorso talmente attuale, quello del Sindaco De Miro d’Ajeta, da annullare il tempo. Un’ultima particolarità. A Firenze, per accompagnare la teca contenente il Sacro Saio di San Francesco, giunse insieme al sindaco di Foggia, anche un frate. Era Padre Angelico da Sarno. Padre Angelico trascorse nel 1903, con Padre Pio da Pietrelcina, un periodo di comune noviziato nel convento di Morcone, in provincia di Benevento. Partecipò alla Prima guerra mondiale e negli ospedali da campo, mobilitati della Croce Rossa di quel tempo, soccorse molti sofferenti. Per quasi 40 anni operò nel convento di Sant’Anna, a Foggia, lo stesso convento dove approdò Padre Pio, prima di salire per la prima volta a San Giovanni Rotondo, il 28 luglio 1916. Padre Angelico, che fu anche confessore della Beata Genoveffa De Troia, nata a Lucera e poi vissuta a Foggia, venne successivamente nominato Cittadino Onorario di Foggia. Nel 1963 gli venne conferito il titolo di Cavaliere della Repubblica. Fu per la sua insistenza che il Sacro Saio di San Francesco da Firenze visitò Foggia.

Intervista raccolta da GIUSEPPE MAIELLO

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