Napoli: Mariangela Gualtieri ospite della Federico II presso la Domus Ars per il seminario permanente “Pensiero e poesia”. L’intervista.

.Napoli. Ieri presso la Domus Ars, nell’ambito del seminario permanente “Pensiero e Poesia” della Federico II, si è tenuto l’incontro con Mariangela Gualtieri, poetessa, scrittrice e fondatrice nel 1983, insieme a Cesare Ronconi, della compagnia teatrale italiana “Teatro Valdoca“.

La Gualtieri ha iniziato l’incontro in “medias res ” declamando alcuni suoi componimenti.

Hanno fatto seguito, dopo la presentazione della professoressa Simona Venezia, docente della Federico II, gli interventi del giovane poeta Giorgiomaria Cornelio, della docente di filosofia Enrica Lisciani Petrini e del poeta Silvio Perrella.

Di seguito l’intervista alla poetessa Mariangela Gualtieri.

Quando ha iniziato a comporre poesie?

Ho iniziato molto tardi, avevo già quarant’anni, prima ho fatto tante cose; poi solo a quarant’ anni ho cominciato a scrivere.

Quando si è acceso il fuoco della poesia in lei?

Sì è acceso con un’ urgenza che è scoppiata e non poteva più essere trattenuta. Bisognava scrivere, però, devo dire, ho sempre letto tanto i poeti, li ho imparati a memoria, li ho studiati, li ho amati.

Quali sono i suoi poeti di riferimento

Per i poeti del passato sicuramente Dante, grande maestro di felicità, direi, oltre che di lingua di tante altre cose;  per il presente tanti poeti a partire da Milo De Angelis, Emilia Rosselli, Dino Campana– un po’ più antico – Giovanni Pascoli. Sono tantissimi i poeti che amo.

Qual è il ruolo degli animali e della natura nella sua poesia?

È fondamentale ,come nelle nostre vite, non potremmo vivere senza piante, senza animali sono loro che ci tengono in vita; poi, abitando in campagna, sono molto vicina alla natura, perché ,poi, tutto è natura, non c’è niente che non sia natura. Ciò che è nato è natura.

La poesia per lei è ispirazione di un qualcosa di altro oppure frutto della sua esperienza e della sua evoluzione?

Direi tutte e due le cose, sicuramente, bisogna avere vissuto con attenzione tutto e anche aver osservato e partecipato alla vita degli altri; quindi quello che si canta non è mai solo il proprio mondo,la propria vita; ma c’è dentro il mondo.

Per quanto concerne la dimensione metafisica è presente nella sua poesia? Come si  rapporta all’idea dell’oltre?

È un pensiero per me sempre spalancato che apre tantissimo la vita, l’avventura e che mi attrae tanto anche se non seguo dei culti precisi;  però sento questo che lei ha chiamato “oltre” molto vicino, molto caro.

La parola poetica come si unisce al mondo del teatro?

Penso che il teatro abbia bisogno di una lingua alta, una lingua che esprima e la poesia è perfetta per il teatro; però non sempre questo sodalizio riesce.

La parola “teatro” ha la radice greca del theaomai ( vedere) a questo proposito è possibile che la dimensione fonica assuma concretezza e forma così da rendersi visibile all’altro?

È vero che la parola greca è legata a un vedere, ma anche a un meravigliarsi e credo che l’orecchio, il canale orale -aurale sia della massima meraviglia, cioè quella attraverso cui il mondo ci viene proprio dentro profondamente e quindi il teatro per me è stata una grande avventura, una parte molto importante della mia vita.

Prossimi progetti?

Il mio futuro è la morte, sono una persona adulta; quindi mi voglio preparare a questo evento importante.

La sua concezione della poesia è una simile a quella descritta nel Fedone dal filosofo Platone che concepiva  il retto filosofare  come un  esercizio di morte in vita così da risultare meno paurosa. C’è poesia nella morte?

Beh, la poesia è ovunque, dunque anche nella morte!

Marianastasia Lettieri