L’Editoriale: Una guerra premeditata. Purtroppo la pandemia non ha insegnato nulla.

L’intervento militare russo rischia di fare più vittime del Covid. Le immagini dei carri armati che marciano in territorio ucraino evocano una scena già vista: la “primavera di Praga” del 1968 ed il sacrificio del giovane studente Jan Palach che si diede fuoco in piazza San Venceslao. Anche allora il regime sovietico e la “dottrina Brežnev” affossarono con le armi la voglia di cambiamento e di riforme. Allora l’Occidente si limitò a guardare, per timore che il conflitto potesse avere sviluppi devastanti: l’atomica era un’ipotesi più che probabile. Un solo leader mondiale aveva immaginato gli scenari che si andavano disegnando: il papa, che ha promosso per il prossimo 2 marzo una giornata di digiuno e di preghiera. Ritorna “la voce di uno che grida nel deserto” Quanti segnali di disperazione: le madri che indicano sugli indumenti dei figli il gruppo sanguigno, immaginando il destino che aspetta la propria prole. In Ucraina, apprendiamo che le scuole sono chiuse, non solo per il timore delle bombe ma anche perché i docenti rischiano a tenere lezioni, la debbono fare in lingua russa. Il rischio di conseguenze è grave. Il tiranno non conosce pietà. Si ammanta da giustiziere: “Vogliamo la demilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina e chiediamo anche di portare alla giustizia coloro che si sono macchiati di crimini sanguinari contro civili pacifici, inclusi cittadini russi”. Una violazione evidente della sovranità di un altro stato. Al tiranno poco importa che la guerra provochi morti, anche tra i suoi uomini, conseguenze economiche che rischiano di impoverire ancora di più la sua gente. Al tiranno interessa la sua …dacia sul Mar Nero 7800 ettari del valore di oltre un miliardo con spa, eliporto e porto, pista di pattinaggio, teatro. Guai a contraddirlo lo sa bene l’oppositore Navalny, sopravvissuto ad un tentativo di avvelenamento. Aveva accusato di corruzione Putin e documentato la sua villa imperiale. Al tiranno poco importano i rischi di un attacco in corso a Chernobyl, dove la centrale (dove sono stoccate le scorie nucleari), è sotto attacco dell’artiglieria e la probabilità che un’eventuale dispersioni di polveri radioattive potrebbe arrivare fino alle nazioni dell’occidente europeo. Il tiranno va fermato, convinto a fermarsi. La guerra semina solo lutti e distruzione. Nessuno vuole la guerra né i soldati russi, né quelli ucraini. Eppure sono quelli che rischiano per primi di perdere la vita. “In pace i figli seppelliscono i padri, mentre in guerra sono i padri a seppellire i figli.” Scriveva il padre della storia Erodoto, circa 2500 anni fa. Quanta è amara questa riflessione. Nel libro “Per un bacio mai dato, l’amore secondo De Andrè” del giornalista Paolo Ghezzi, Faber dice: “Gesù combatteva per una realtà integrale piena di perdono, altri combattevano e combattono per imporre il loro potere».

-Mena Cristiano