In Afghanistan vietata l’Università alle donne: il diritto all’istruzione che diventa privilegio

Dall’Afghanistan la decisione del ministro dell’Istruzione superiore, Neda Mohammad Nadim, di sospendere, fino a nuovo ordine, l’istruzione universitaria per le donne.
Non si sono fatte attendere ferme condanne da parte della comunità internazionale, tra cui quella del ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, che ha inoltre comunicato via Twitter la decisione di inserire la questione nell’agenda del G7. Anche l’Ue, attraverso le parole dell’Alto rappresentante, Josep Borrell, ricorda che “la persecuzione di genere è un crimine contro l’umanità”.
La Turchia, tramite Ibrahim Kalin, portavoce ufficiale della Presidenza, ha affermato che “non c’è posto nella religione per questi divieti”, contrari allo spirito dell’Islam.

E così l’istruzione, un diritto per noi così scontato, saldo e intangibile, diventa un privilegio.
L’indipendenza e l’autodeterminazione delle donne spazzate via in un attimo, nella celerità di un ordine emanato sotto il falso nome della religione.
E mentre io, donna e studentessa universitaria, scrivo dal mio studio questo articolo, migliaia di donne, nate nella parte sbagliata del mondo, sono lì a vedere la loro libertà frantumarsi, oppressa e nascosta dal velo più scuro e spesso. Quel velo che non lascia intravedere nulla se non la dignità distrutta nei loro occhi.

Simona Costanzo