GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
RADICI E STORIA DELL’ 8 MARZO

La Giornata internazionale della donna (o Giornata internazionale dei diritti delle donne) ricorrenza che si celebra l’8 marzo di ogni anno e sottolinea l’importanza della lotta per i diritti delle donne , in particolare per la loro emancipazione, ricordando le conquiste sociali, economiche, politiche e portando l’attenzione su questioni come l’uguaglianza di genere, i diritti riproduttivi, le discriminazioni e le violenze contro le donne.

Viene celebrata negli Stati Uniti, a partire dal 1909, in alcuni paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922.

Spesso viene erroneamente definita come FESTA DELLA DONNA , è più corretto definirla Giornata internazionale della donna, poiché la motivazione della ricorrenza non è una festività, ma non riflessione.
Tra la seconda metà del XIX secolo e gli inizi del XX secolo nacquero, soprattutto nel mondo anglossassone diversi movimenti, che puntavano a far ottenere il diritto di voto e garantire una maggiore partecipazione alla vita politica alle donne.
Questi gruppi politicamente erano spesso vicini a posizioni centriste o liberali e tendevano ad essere rappresentativi della classe media e della borghesia. La situazione inizialmente portò, di riflesso, i movimenti socialisti europei e americani, i quali non mancavano di attiviste che sostenevano le stesse istanze, a considerare queste rivendicazioni meno importanti e prioritarie rispetto, per esempio, alle rivendicazioni economiche e stipendiali dei lavoratori uomini.
In questa situazione, dal 18 al 24 agosto 1907, si tenne a Stoccarda il VII Congresso della II Internazionale Socialista vi parteciparono 884 delegati di 25 nazioni. Tra questi vi furono le più importanti personalità marxiste del tempo come i tedeschi Rosa Luxemburg, Clara Zetkin e August Bebel, i russi Lenin e Martov, il francese Jean Jeaurès. In quella sede vennero trattati, oltre al problema dell’atteggiamento da tenere in caso di una guerra europea e al tema del colonialismo, anche la questione femminile e la rivendicazione del voto alle donne.
Dal 26 al 27 agosto, fu tenuta una Conferenza internazionale delle donne socialiste, alla presenza di 58 delegate di 13 paesi, nella quale si decise la creazione di un Ufficio di informazione delle donne socialiste: Clara Zetkin fu eletta segretaria e la rivista da lei redatta, Die Gleichheit (L’uguaglianza), divenne l’organo dell’Internazionale delle donne socialiste.

Negli Stati Uniti, la socialista Corrine Stubbs Brown scrisse, nel febbraio del 1908, sulla rivista The Socialist Woman, che il Congresso non avrebbe avuto alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione. Fu la stessa Corrine Stubbs Brown a presiedere, il 3 maggio 1908, la conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago nel Garrick Theater: quella conferenza, a cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna. Si discusse infatti dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.
Quell’iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell’anno il Partito Socialista Americano raccomandò a tutte le sezioni locali di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 all’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile. Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 febbraio 1909.
Verso la fine dell’anno, il 22 novembre, a New York incominciò un grande sciopero dei lavoratori dell’industria tessile, di cui circa ventimila camiciaie (è stato stimato che circa l’80% dei partecipanti alle proteste fosse composto da donne), che durò fino al 15 febbraio 1910.
Due domeniche dopo, il 27 febbraio, alla Carnegie Hall, tremila donne celebrarono ancora il Woman’s Day, in un evento organizzato dalle donne del partito socialista, ma aperto anche alle non aderenti.

Le delegate socialiste americane, forti dell’ormai consolidata manifestazione della giornata della donna, proposero alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi nella Casa del popolo di Copenaghen dal 26 al 27 agosto 1910, due giorni prima dell’apertura dell’VIII Congresso dell’Internazionale socialista, di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne. Negli ordini del giorno dei lavori e nelle risoluzioni approvate in quella Conferenza non risulta che le 100 donne presenti in rappresentanza di 17 paesi abbiano istituito una giornata dedicata ai diritti delle donne, risulta però nel Die Gleichheit, redatto da Clara Zetkin, che una mozione per l’istituzione della Giornata internazionale della donna fosse «stata assunta come risoluzione».
Mentre negli Stati Uniti continuò a tenersi l’ultima domenica di febbraio, in alcuni paesi europei, Germania, Austria, Svizzera e Danimarca, la giornata della donna si tenne per la prima volta domenica 19 marzo 1911 su scelta del Segretariato internazionale delle donne socialiste. Secondo la testimonianza di Aleksandra Kollontaj, quella data fu scelta perché, in Germania, il 19 marzo 1848, durante la rivoluzione, il re di Prussia dovette per la prima volta riconoscere la potenza di un popolo armato e cedere davanti alla minaccia di una rivolta proletaria. Tra le molte promesse che fece allora e che in seguito dimenticò, figurava il riconoscimento del diritto di voto alle donne. In Francia la manifestazione si tenne il 18 marzo 1911, nel quarantennale della Comune di Parigi, così come a Vienna, dove alcune manifestanti portarono con loro bandiere rosse (simbolo della Comune) per commemorare i caduti di quell’insurrezione. In Svezia si svolse il 1º maggio 1911, in concomitanza con le manifestazioni per la Giornata del lavoro.
La manifestazione non fu ripetuta tutti gli anni, né celebrata in tutti i paesi: in Russia si tenne per la prima volta a San Pietroburgo solo nel 1913, il 3 marzo, su iniziativa del Partito Bolscevico con una manifestazione nella Borsa Kalašaikovskij, e fu interrotta dalla polizia zarista che operò numerosi arresti; l’anno seguente gli organizzatori vennero arrestati, impedendo di fatto l’organizzazione dell’evento.
Nei paesi europei i partiti socialisti cercarono di coordinare le manifestazioni e di focalizzarle sulla lotta per il diritto di voto, pur senza decidere una data comune. In Germania, dopo la celebrazione del 1911, fu ripetuta per la prima volta domenica 8 marzo 1914, giorno d’inizio di una «settimana rossa» di agitazioni proclamata dai socialisti tedeschi. Lo stesso giorno vi furono degli scontri a Londra, dove era prevista una marcia di protesta: la giornalista socialista Sylvia Pankhurst, che aveva da poco reso indipendente la East London Federation of Suffragettes in aperta rottura con le posizioni del Women’s Social and Political Union guidato dalla madre Emmeline e dalla sorella Christabel, venne arrestata a Charing Cross mentre si stava dirigendo verso Trafalgar Square dove avrebbe dovuto tenere un comizio.
In Francia una manifestazione con diverse migliaia di partecipanti si svolse il 5 luglio 1914 a Parigi, organizzata da Louise Saumoneau e dal Groupe des femmes socialistes di cui era segretaria: tra le richieste quella principale era il diritto di voto.

Le celebrazioni furono interrotte in tutti i paesi belligeranti negli anni seguenti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale avvenuto nel luglio 1914, così come venne cancellato il congresso della Seconda Internazionale previsto a Vienna tra il 23 e il 29 agosto di quell’anno, in concomitanza del quale si sarebbe dovuta svolgere anche la terza Conferenza internazionale delle donne socialiste.

Molti movimenti legati alle suffragette, presenti nei paesi Alleati, con l’inizio della guerra decisero di interrompere le loro attività e sostenere apertamente gli sforzi bellici, scelta che portò in alcuni casi a scissioni interne.
Al contrario, i movimenti politici femminili che si erano organizzati negli anni precedenti in seno alle organizzazioni socialiste non si sciolsero durante gli anni del conflitto, ma per la maggior parte organizzarono manifestazioni per la pace in diversi paesi, sia belligeranti che neutrali, focalizzando le loro proteste sia sull’elevato numero di caduti (mariti, figli e fratelli di chi protestava), sia sul significativo aumento del costo della vita comportato dall’economia di guerra.
A San Pietroburgo, l’8 marzo 1917 le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra, la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni che portarono al crollo dello zarismo ormai completamente screditato e privo anche dell’appoggio delle forze armate, così che l’8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l’inizio della Rivoluzione Russa di Febbraio.
Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’ Internazionale Comunista fissò all’8 marzo la Giornata internazionale.

La connotazione fortemente politica della Giornata della donna nelle sue prime manifestazioni, le vicende della seconda guerra Mondiale e infine il successivo isolamento politico della Russia e del movimento comunista nel mondo occidentale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione.
Nel secondo dopoguerra la data dell’8 marzo inizia ad essere associata alla morte di centinaia di operaie che sarebbe avvenuta, in quel giorno dell’anno 1908, nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons di New York.
Questo evento immaginario è probabilmente ispirato da una tragedia realmente avvenuta in quella città, ma il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle: in questo incendio morirono 146 lavoratori, 123 donne e 23 uomini (in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica) e fece molto scalpore sia perché le conseguenze giudiziarie furono estremamente lievi per i responsabili della fabbrica, sia per le successive lotte sindacali per la sicurezza e i diritti dei lavoratori.
Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta del XX secolo abbiano dimostrato l’erroneità di tali ricostruzioni, esse sono ancora diffuse sia tra mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali nei primi decenni del XXI secolo.
Il 16 dicembre 1977, con la risoluzione 32/142 l’ Assemblea Generale Delle Nazioni Unite propose a ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno «Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale» e di comunicare la decisione presa al Segretario generale.
Con questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare l’appoggio a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro Paese. L’8 marzo, come tale già festeggiato in diversi Paesi, fu scelto come data ufficiale da molte nazioni.
Ancora oggi e anche in Italia, nonostante i passi avanti fatti, le donne si trovano ad affrontare discriminazioni, disparità di salario, violenze di genere e limitazioni nei loro diritti.
È per questo che è così importante celebrare l’8 marzo, per ricordare che la lotta per i diritti delle donne è una lotta continua, che coinvolge tutti noi.

Gennaro Mallozzi

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