FOGGIA. LA SINDONE SOSPESA TRA SCIENZA E FEDE.

Convegno con Rosario Camiletti nella chiesa di Santo Stefano martire

FOGGIA, La Quaresima è uno dei “tempi forti” che la Chiesa celebra lungo il corso dell’anno liturgico. Per i cristiani è tempo di digiuno, di penitenza, di riflessione e di conversione. In occasione dell’avvicinarsi della Santa Pasqua, giorno in cui la Chiesa celebra la Resurrezione di Gesù Cristo, il parroco della Chiesa di Santo Stefano, Don Sebastiano Iervolino, ha organizzato un incontro di preghiera invitando i fedeli a meditare la Passione del Signore attraverso la storia della Sacra Sindone. Il lenzuolo funebre nel quale si ritiene venne avvolto il corpo straziato e martoriato di Gesù Cristo dopo essere stato crocifisso e deposto dalla croce. Il catechista Rosario Camiletti, da anni attento studioso della Sindone, intervenuto all’incontro, ha narrato con dovizia di particolari ai numerosi fedeli che hanno partecipato a questo momento di riflessione, le vicende storiche del sacro telo. Camiletti ha esposto nel suo approfondito intervento la stretta correlazione intercorrente tra l’immagine dell’uomo della Sindone, inspiegabilmente impressasi sul lenzuolo e la dolorosa Passione di Gesù Cristo, così come narrata nei Vangeli. Il telo sindonico non cessa di affascinare e di coinvolgere studiosi di tutto il mondo. Per i credenti non vi sono dubbi: l’uomo della Sindone è Gesù e sul lenzuolo si leggono chiaramente i segni della Passione che Eglì patì per la salvezza dell’umanità peccatrice.
Per la scienza invece il mistero della Sindone è ancora tutto da risolvere. Chi è l’uomo della Sindone? In che modo si impresse l’immagine sul telo? A quale periodo della storia si rapporta la Sindone? Dalle analisi effettuate con il carbonio 14 risulta che il telo si può collocare nel periodo medievale, essendo stato datato tra il 1240 e il 1360. Il modernissimo metodo della datazione con il carbonio 14 viene ritenuto dagli esperti infallibile, anche se è stato considerato un periodo di approssimazione compreso tra i 100 e i 150 anni. Nonostante le indagini scientifiche condotte sulla Sindone non si sono mai interrotte, anche questa volta, come già accaduto in passato, la scienza potrebbe non dire una parola definitiva. La lunga battaglia a colpi di prove e controprove che ha impegnato esperti e studiosi di fama internazionale, dai medici agli storici, dai biblisti ai merceologi, potrebbe non essere affatto terminata. Il lenzuolo, che corrisponde in pieno alle descrizioni dei Vangeli, un tessuto di lino per giunta tutto d’ un pezzo, continua ad irradiare fascino e mistero. Una delle tesi più diffuse in passato è stata quella della pittura di quel corpo realizzato da un oscuro e bravissimo artista. Agli inizi del secolo scorso, con la scoperta della fotografia, questa tesi subì un colpo letale. La foto del lenzuolo è un perfetto negativo fotografico. Il che prova di fatto che il telo ha effettivamente avvolto un corpo. Nessun artista al mondo, per quanto bravo, tant’è che qualcuno fece anche il nome di Leonardo da Vinci, avrebbe potuto dipingere un negativo fotografico. Il mistero di come si sia formata quella immagine e di come si sia impressa sul telo continua a non avere una precisa spiegazione razionale. L’ evidenza dei fatti e delle perizie necroscopiche dicono chiaramente che il corpo impresso su quel lenzuolo era stato frustato con estrema violenza e accanimento, sul capo gli fu posto una corona di spine e i tendini dei suoi polsi furono letteralmente spezzati con dei consistenti chiodi, così come si usava per crocifiggere. Anche il costato dell’uomo della Sindone presenta una profonda ferita e la foto impressasi sul lenzuolo sindonico racconta di un evento consumatosi molto prima del 1240. Il sangue delle ferite e gli unguenti con cui quel corpo era stato cosparso prima della sepoltura costituiscono un ulteriore lettura degli eventi. La critica non si è fermata e qualcuno, tempo fa, maturò l’ipotesi che all’ interno del telo venne avvolta una statua in bronzo che riscaldata ha lasciato quella perfetta forma. Resta però da capire perché poi il falsario si sia tanto intestardito da arrivare a fondere una statua a grandezza naturale. Con quale scopo? Per buggerare nei secoli i credenti? La scienza, mediante l’utilizzo del carbonio 14 emise nel 1988 il suo verdetto. La Sindone risale al 1300. Dopo essere stata salvata dall’ incendio di Champèry nel 1532, la Sindone, dono di Casa Savoia al Pontefice alla morte di Umberto II, scampò miracolosamente ad un altro disastroso incendio. Nella notte tra l’11 e il 12 aprile 1997, le fiamme devastarono la Cappella del Guarini nella Cattedrale di Torino. Le cause che originarono l’incendio non furono mai chiarite. Un vigile del fuoco che quella notte non era in servizio presso il Comando del capoluogo piemontese, Mario Trematore, accorso sul luogo del disastro, riuscì ad infrangere quattro strati di vetro antiproiettile e antisfondamento che custodivano la teca d’ argento all’interno della quale era avvolta la reliquia più preziosa e più conosciuta del Cristianesimo e la portò in salvo. Quel vigile del fuoco, nato a Foggia, da quel giorno è entrato nella storia della Sindone.
Giuseppe Zingarelli

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