CASANDRINO COME VENEZIA, ALLAGATA PERO’ DALL’ACQUA ALTA DI LIQUAMI PUTRIDI E PERICOLOSI
CASANDRINO.

Cantine allagate, cantinati sommersi dalle acque putride, negozi invasi dalla melma: la città fa di nuovo i conti con l’allagamento annunciato. Ed ancora una volta finisce sotto accusa il collettore fognario, che avrebbe dovuto sostituire secondo i progettisti della ex Casmez, la recettività dell’alveo Fondina. Di questo problema Vita Web TV si è già interessata con un ampio video servizio qualche anno fa. Da allora nulla è cambiato. Noi siamo del parere che qualunque amministrazione, di qualunque colore, sia preferibile ad una gestione commissariale che è asettica, e votata alla gestione ordinaria. Da qualche giorno piove a dirotto, con brusche intensificazione pluviali. E come era prevedibile la condotta di via Lavinaio, questa volta non è tracimata, ma è scoppiata. I pesantissimi tombini di cemento sono stati sollevati dalla forza dell’acqua. Considerandone il peso, si capisce la violenza del fiume in piena. Che una volta “esondato” dai tombini ha invaso via Borsellino, già via Napoli, trascinando nel centro cittadino liquami, fango e materiali diversi dalla zona alta di Napoli, dove c’è l’area ospedaliera. Le poche abitazioni che si trovano in via Lavinaio, sono rimaste isolate per l’impraticabilità della strada che risulta ancora sterrata. Una strada che sembra essere figlia di un Dio minore, dimenticata dalla Regione che ne è proprietaria. Ricordiamo che in tempi di condizioni meteorologiche normali, via Lavinaio è una discarica a cielo aperto. La “sorgente” di questa strada, originata dal pesantissimo tombino in cemento volato via come una pietra sepolcrale di antica memoria, ha inondato via Borsellino ed il fiume in piena di liquami è arrivato fino a piazza Umberto I, allagando via Praus, parte di Corso Carlo Alberto, dove ormai negozi ed abitazioni a piano terra sono stati inondati anche se hanno provveduto con particolari accorgimenti e protezioni, visto l’esperienza di decenni di allagamenti che hanno già provocato troppi danni. Almeno quando c’erano le amministrazioni, si è provato a dialogare con la Regione che dovrebbe prendere in esame in modo definitivo il problema dell’assetto idrogeologico dei comuni a Nord di Napoli, che subiscono danni dagli alvei Fondina e Camaldoli e dal canale Abruzzese. Da più di 30 anni si parla di interventi. ma l’onerosità degli interventi ha sempre rallentato la soluzione. Cosa bisogna attendere? Che ci scappi il morto?