VALENCIA IN SPAGNA
DISTRUZIONE E MORTE
OLTRE 200 MORTI E 120MILA SFOLLATI
La “Dana” cioè “Goccia Fredda” che ha portato devastazione e morte in Andalusia, finora sono più di 200 i morti e ancora non calcolato il numero dei dispersi mentre al momento sono 120 mila gli sfollati, ha potuto colpire per l’azione dell’uomo.
La deviazione del fiume Turia e i lavori mai completati, le responsabilità politiche e il rimpallo tra Generalitat e governo centrale.
Il fenomeno che ha colpito Valencia è dovuto dall’aumento della temperatura del Mar Mediterraneo.
Mentre il bilancio delle vittime sale di ora in ora, la Generalitat Valenciana di Carlos Mazon (Partito Popolare) finisce nel mirino. Perché poche ore prima negava i pericoli e gli alert sono partiti in ritardo. Ma c’è chi punta il dito contro il cemento. E la natura che si ribella.
Tutti ora ricordano l’alluvione dell’ottobre 1957 aValencia, una catastrofe naturale provocò 400 morti, a causa della gota fria e dell’esondazione del Turia, che provocò lo sfondamento degli argini, all’epoca il fiume attraversava Valencia.
Poi il corso venne deviato di 12 chilometri allontanandolo dal centro della città, senza questa deviazione oggi la catastrofe sicuramente sarebbe stata maggiore.
L’opera di ingegneria idraulica, battezzata Plan Sur, fu ultimata nel 1973 senza però mai arrivare a fine progetto, in quanto per prevenire definitivamente le alluvioni, avevano immaginato un grande bacino capace di contenere ben 164 milioni di metri cubici di acqua.
Ma il dittatore Franco usò i soldi destinati alla costruzione del bacino per la guerra di Ifni, combattuta tra le truppe spagnole e quelle dell’esercito di liberazione marocchino.
Anche i diversi governi della giovane democrazia spagnola, tentarono di riprendere quel piano, ma malgrado i tanti buoni propositi non se n’è fatto nulla.
Sempre più spesso si assiste a interventi dell’uomo che impediscono al corso dei fiumi di espandersi e invadere zone sicure creando disastri, edificando senza freno le aree costiere e ogni zona che poteva diventare alluvionale e salvare la popolazione, sono diventate vulnerabili.
il cambiamento climatico ha reso ancora più urgente la necessità di spostare case e attività produttive dalle pianure soggette a fenomeni del genere.
La rabbia della Natura che si ribella.
Valencia ha pagato a meno di 60 anni colpe accumulate dopo quel disastro, soprattutto nella gestione del fiume Turia e del territorio in cui scorre.
La rabbia del popolo sale e nel mirino, come già detto, c’è il presidente della regione di Valencia, il popolare Carlos Mazón. Un primo allarme ‘rosso’ è stato lanciato alle 7 del mattino del martedì 29 ottobre che però non hanno portato la Generalitat a chiudere scuole e uffici, ma solo 13 ore dopo, alle 20,03, quando tutta la zona era già travolta dall’ inondazione, è arrivata sui cellulari dei residenti l’invito urgente della Protezione civile a non muoversi.
Sotto accusa Governo Centrale e Regionale per i ritardi. Disposti dal premier Sanchez 3 giorni di lutto nazionale.
Le immagini mostrano nei dintorni di Valencia distruzioni incalcolabili e scene apocalittiche e strazianti; aperti i mercati, i palazzetti e ogni struttura per accogliere gli sfollati, compresi gli spazi sociali, già attivi per spalare fango e detriti e portare aiuti. 155 mila le case rimaste senza luce e senza copertura telefonica, i collegamenti ferroviari fra Madrid e Valencia sono sospesi per i binari sott’acqua, chiuse anche numerose strade, comprese autostrade.
L’Esercito lavora incessantemente, sia per la ricerca dei dispersi che per la messa in sicurezza, nelle zona colpita in arrivo anche tantissimi volontari da tutta la Spagna.
Gennaro Mallozzi
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