Ancora inefficace la tutela degli animali in Italia, necessario l’impegno delle istituzioni
L’inefficacia tutela degli animali in Italia
Necessario serio impegno da parte delle istituzioni per azioni concrete e campagne educative
E’ davvero sorprendente che ad un tratto, a distanza di tre anni dall’entrata in vigore nel marzo del 2023 dell’art. 9 per la tutela degli animali e dell’ambiente tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, ci si accorge che vi è un nulla di fatto, neanche la promozione di semplici campagne educative e di sensibilizzazione destinate all’opinione pubblica o alle scuole. Commenta Gabriella Caramanica, Segretario nazionale del partito politico REA. Senza considerare che per tale modifica sono stati necessari ben 8 anni, da quando fu presentato il testo di modifica nel dicembre del 2014.
Il report di Legambiente evidenzia che quasi l’80% degli atti approvati dall’entrata in vigore della riforma del 2022 non rispetta il principio costituzionale dell’art. 9, mentre solo il 20,5% è in linea con esso. La tutela degli animali risulta poco considerata dai parlamentari e dai governi. Durante il governo Draghi, in 8 mesi, il 40% degli atti legislativi è stato migliorativo, il 60% neutrale e nessuno peggiorativo. Invece, sotto il governo Meloni, in 24 mesi, solo il 13,21% degli atti è stato migliorativo, il 69,81% neutrale e il 16,98% peggiorativo.
Siamo sconcertati dalle dichiarazioni dei rappresentanti politici che da decenni siedono in parlamento -chi per i Verdi chi nel Gruppo misto o addirittura i Cinquestelle- e che ad un tratto, si ricordano, guarda caso, all’indomani del caso Brambilla, dei diritti degli animali. Sottolinea Caramanica. Si sbandiera ancora il caso dei maltrattamenti e le pene per il bracconaggio quando è da poco entrata una modifica di legge sull’inasprimento delle pene. Questo è aberrante ed è tipico del modus operandi della nostra repubblica delle banane e dell’ipocrisia della nostra classe politica priva di una visione più ampia.
Non abbiamo visto parlamentari opporsi in sedi istituzionali, né tantomeno le grosse organizzazioni protestare a gran voce nelle piazze contro determinate leggi o violazioni come nel caso dell’abbattimento degli orsi in Trentino o l’attacco senza pari ai lupi, escogitato dal Ministro all’agricoltura Francesco Lollobrigida. Nessuna scelta coraggiosa da parte dei parlamentari e le stesse grosse associazioni appaiono come greggi pronti a tornare ai piedi del padrone per qualche finanziamento o concessione di aree da gestire.
Dal bracconaggio, al traffico e commercio illegale, corse clandestine, combattimenti animali, mafa delle associazioni, alla lotta al randagismo, agli allevamenti lager sussiste una convivenza tra istituzioni, asl veterinarie e organizzazioni criminali.
In Italia, la burocrazia uccide più dei fucili. Per preservare la propria poltrona, i politici allontanano persone qualificate. Tanto che in questi anni non sono emerse proposte concrete per maggiori controlli e monitoraggi. Al contrario abbiamo tagliato il corpo della forestale e non ci sono risorse messe a disposizione per implementare le tutele, politiche sociali per le famiglie con gli animali o una manovra per ridurre i costi dei farmaci e per le cure veterinarie. Conclude il Segretario nazionale.


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