RISOLTO IL “GIALLO” DI TERNO D’ISOLA. I CARABINIERI RINTRACCIANO E FERMANO NEL BERGAMASCO IL CICLISTA” RIPRESO DALLE TELECAMERE. È MOUSSA SANGARE’ L’ASSASSINO DI SHARON VERZENI. L’UOMO HA CONFESSATO: “HO AVUTO UN RAPTUS IMPROVVISO. L’HO VISTA E L’HO UCCISA. NON SO SPIEGARE PERCHE’ L’HO FATTO. SO SOLTANTO CHE AVEVO VOGLIA DI UCCIDERE!”.

di Giuseppe Zingarelli

TERNO D’ISOLA. Ad un mese esatto dall’efferato omicidio di Sharon Verzeni in Via Castegnate, dopo aver visionato oltre 100 ore di filmati estrapolati da oltre 60 telecamere ed identificato oltre 30 delle 40 persone riprese dai sistemi di videosorveglianza prima e dopo la notte del delitto, i Carabinieri hanno arrestato l’assassino della 33enne barista bergamasca. Il killer sembrava aver involontariamente innescato qualcosa che iniziava sempre più ad assumere i contorni di un “delitto perfetto”. Agghiaccianti le dichiarazioni riferite dal 31enne, originario della Costa D’Avorio, agli investigatori: “Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché ho ucciso Sharon. Dentro di me avvertivo di voler uccidere!”. L’uomo aveva precedenti per aggressioni, non per questioni di criminalità o spaccio.   

 Un attivo paesello di quasi ottomila abitanti, in provincia di Bergamo, distante dal capoluogo circa 14 chilometri. Nella notte tra il 29 e il 30 luglio scorso, una giovane donna esce di casa per fare una passeggiata. È quasi mezzanotte. Un’ora decisamente insolita. La ragazza lavora al bar Vanilla Food di Brembate. È una persona schietta, semplice, senza grilli per la testa. Un diploma da estetista. In passato aveva lavorato anche a Bergamo, in un centro di massaggi gestito da cinesi. La ragazza si chiama Sharon Verzeni. Da circa tre anni, con il compagno, Sergio Ruocco, 37 anni, di professione idraulico, vivono insieme nella villetta di Via Mario Merelli 28/E. Una villetta immersa nel verde, sita in un contesto residenziale che comprende una dozzina di altre villette quadrifamiliari. Sharon esce di casa e porta con sé il suo cellulare e gli auricolari. Percorre a piedi un tragitto di oltre due chilometri e mezzo. Come confermato dai vicini di casa, era già accaduto in passato che la ragazza, verso le 23, 23,30, uscisse la sera, da sola, anche a tarda ora ed anche senza una tenuta da jogging. Il dietologo aveva consigliato a Sharon di perdere peso. Per tal motivo Sharon passeggiava per le strade centrali di Terno d’Isola. Quella notte esce di casa e dopo aver percorso un breve tratto di Via Merelli, si dirige verso Via Casolini, imboccando successivamente Via dei Vignali. Prosegue in direzione del Centro Sportivo e si dirige in Via Roma, fino a giungere la rotonda di Piazza VII Martiri. Giunge così in Via Castegnate. Una delle strade principale del paese. Purtroppo, per Sharon sarà l’ultima passeggiata della sua vita. Sono le ore 00.50 circa. La giovane donna, con gli auricolari alle orecchie, non sente arrivare il suo carnefice. I suoi sogni, le sue aspettative, la sua voglia di vivere, i suoi progetti di vita futura, le tanto agognate vacanze da trascorrere in Grecia insieme al compagno, dopo il Ferragosto, vanno improvvisamente ed imprevedibilmente ad infrangersi contro una mano assassina che la blocca, la aggredisce e poi, con una ferocia inaudita, la massacra vibrandole ben quattro coltellate. L’assassino le conficca la lama del pugnale per ben tre volte nella schiena all’altezza del civico 29 di Via Castegnate. L’omicida infierisce ulteriormente colpendola Sharon con un altro fendente al torace. Sharon aveva quindi visto il volto del suo carnefice. Le pugnalate alla schiena sono profonde. Una le perfora un polmone. Sharon ha una reazione istintiva. Trova la forza di digitare subito sulla tastiera del suo cellulare il numero del 118. I sanitari rispondono prontamente alla sua chiamata di soccorso. La ragazza avverte che sta venendo meno. Con la forza della disperazione pronuncia l’ultima frase della sua vita: “Aiutatemi! Mi ha accoltellata! Sono a Terno d’Isola!”. Continua ancora a camminare stentatamente per qualche metro, barcolla, poi con una mano si aggrappa ad una inferriata all’altezza del civico 32 e cade a terra all’indietro, esanime, distesa di schiena in una pozza di sangue. Dopo averla uccisa, il killer si dilegua e scompare nella penombra. Inghiottito misteriosamente dal buio della notte. Sono circa le 00.52. Quell’ultima frase pronunciata dalla ragazza prima di morire, “Aiutatemi, mi ha accoltellato!”, trasmette agli investigatori la sensazione che Sharon, probabilmente, aveva visto il volto del suo carnefice prima di morire. Dopo un mese di indagini incessanti, dopo aver vagliato tutte le piste ritenute plausibilmente valide, dopo non aver trascurato di “ricostruire” nessun particolare della vita passata della ragazza e del suo compagno, indagando a fondo anche la loro relazione sentimentale e le loro relazioni interpersonali con amici e parenti, gli investigatori hanno chiuso il cerchio. I Carabinieri hanno fermato ed arrestato l’assassino di Sharon Verzeni. Esattamente ad un mese di distanza dall’omicidio di Via Castegnate. È il 31enne Moussa Sanagrè. Disoccupato, nato a Milano. La sua famiglia è originaria della Costa D’Avorio ma residente a Suisio, un altro paese della Bergamasca distante in linea retta da Terno D’Isola quattro chilometri, mentre la distanza di guida è di circa cinque chilometri. Gli inquirenti erano già moderatamente ottimisti sui tempi non lunghi per chiudere le indagini, ma hanno voluto procedere con estrema cautela per non sbagliare. Era quindi l’uomo della bicicletta, ripreso la notte del 30 luglio scorso dalle telecamere di videosorveglianza, l’assassino di Sharon Verzeni. Sharon e Moussà Sangare non si conoscevano. Gli investigatori ritengono che Sangarè potesse continuare ad uccidere. C’era dunque il rischio che tornasse nuovamente a colpire. L’accusa nei suoi confronti è di omicidio premeditato. La Procuratrice aggiunta di Bergamo, Maria Cristina Rota, dopo il fermo di Sangarè ha confermato che il 31enne ha confessato. Avrebbe prima reso una spontanea dichiarazione e poi una piena confessione. Sarebbe stata ritrovata anche l’arma del delitto, l’affilato pugnale con il quale Sangarè ha colpito per ben quattro volte Sharon, massacrandola. Sembra essere un dato certo. La notte del 30 luglio scorso, il carnefice aveva intenzione di uccidere. Voleva uccidere. Era uscito di casa con quattro coltelli. Aveva deciso qualche minuto prima di “puntare” due ragazzi. Poi, il caso, lo ha fatto desistere. Sharon era sola in Via Castegnate e Sangarè ha scelto di uccidere lei. Non vi sarebbe stato nessun movente religioso o terroristico alla base del “folle” gesto. L’omicida non apparteneva a nessun movimento religioso. La notte dell’omicidio i Carabinieri si diressero nell’abitazione condivisa dalla coppia di fidanzati alle ore 3.50 circa, svegliando il compagno della ragazza, Sergio Ruocco, per interrogarlo. L’uomo rispose fin da subito ai militari: “Stavo dormendo! Non sapevo affatto che Sharon fosse uscita con l’intenzione di fare una passeggiata in piena notte, altrimenti l’avrei fermata!”. Ruocco è stato sentito un’infinità di volte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bergamo, impegnati nelle indagini con i colleghi della compagnia di Zogno, con la collaborazione del Reparto “Crimini Violenti” del Ros, coordinati dal p.m., Emanuele Marchisio. Agli inquirenti, Sergio Ruocco si era mostrato sempre imperturbabile. Tranquillo, calmo, collaborativo. Ribadendo più volte che quello che sapeva lo aveva riferito agli inquirenti e che sarebbe stato sempre collaborativo con gli investigatori. L’alibi dell’idraulico, nel corso delle indagini si era sempre più consolidato. La telecamera della abitazione di via Merelli, infatti, dall’ora dell’omicidio di Sharon, le 00.50-52 circa, all’ora di ingresso dei Carabinieri nella villetta, non ha ripreso l’uscita di Ruocco dopo l’uscita notturna della sua compagna. Anche le telecamere dell’intero vicinato non lo hanno mai inquadrato quella notte. Per sottrarsi alle telecamere, in teoria, Ruocco avrebbe dovuto scavalcare una estesa siepe sul retro della villetta, ma nel farlo, avrebbe di certo lasciato tracce visibili, perché la siepe non è facile da scavalcare. Quella notte i Carabinieri lo fecero spogliare per constatare se avesse qualche graffio, lividi o escoriazione sul corpo, ma non vi riscontrarono nulla. In oltre due chilometri e mezzo percorsi a piedi dalla vittima la notte del 30 luglio, le telecamere disseminate lungo le strade di Terno D’Isola, di fatto, avevano ripreso particolari utili alla soluzione del caso. L’assassino sembrava aver pianificato con una precisione stupefacente una precisa via di fuga, sapendo quali erano i punti bui e quelli che gli avrebbero consentito di eludere le telecamere. L’ultima immagine di Sharon ancora in vita era stata fornita agli investigatori da una telecamera posta a circa 500 metri dall’imbocco di Via Castegnate. Precisamente alla rotonda di Piazza VII Martiri, il cuore pulsante di Terno D’Isola. All’imbocco di Via Castegnate, la telecamera aveva inquadrato un uomo che, contromano, velocemente, pedalava in bicicletta. Per gli investigatori, da subito, quell’uomo poteva essere l’assassino della 33 enne barista oppure il “supertestimone” del delitto. Le immagini dei sistemi di videosorveglianza, però, mostravano un volto sgranato dell’uomo ripreso in bicicletta. L’assassino in bicicletta era stato visto anche da un altro “supertestimone” che in quel momento si trovava sul balcone della sua abitazione a fumare una sigaretta: Antonio Laveneziana. I Carabinieri lo avevano convocato in caserma, ma costui aveva negato ai militari dell’Arma di averlo visto passare, affermando che a quell’ora dormiva. I Carabinieri, invece, gli avevano mostrato il filmato ripreso dalla telecamera, dimostrandogli che invece si trovava sul balcone e che il movimento della sua testa aveva osservato con estrema attenzione Moussa Sangarè che passava sotto il suo balcone. Quindi non poteva non averlo visto. Laveneziana addusse di non poter riconoscere il “ciclista” a causa dell’aver subito una recente operazione alle cataratte. Attualmente l’uomo è indagato per falsa testimonianza. Nelle immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza esaminati dagli investigatori, prima e dopo l’ora dell’omicidio, le 00.52, si vedono anche una quarantina di persone. Oltre trenta sarebbero state identificate dai Carabinieri. Tra le persone riprese dalle telecamere compariva anche un’altra persona in bici, ma non si riusciva a distinguere se fosse Sangrè oppure un secondo ciclista. Gli inquirenti hanno accuratamente ispezionato tutte le possibili vie di fuga dell’assassino. Dal punto in cui Sharon è stata barbaramente massacrata, da Piazza VII Martiri, si poteva accedere in direzione di un grande condominio. Il cortile del plesso condominiale immette su una strada parallela a quella dell’omicidio, una strada che conduce ad un’ampia zona verde. Imboccando quella direzione, il killer sapeva perfettamente di non correre più il rischio di essere ripreso da alcuna telecamera. A quel punto avrebbe potuto decidere di disfarsi dell’arma del delitto, buttandolo nella vegetazione o nei corsi d’acqua che circondano la zona. I Carabinieri avevano ispezionato anche l’area con i metal detector in cerca dell’affilato pugnale, non trovandolo, ispezionando anche Via Primo Maggio, una via non inquadrata dalle telecamere, che conduce in un istante in Via Rota. Anche una terza via, una strada chiusa, senza uscita, che superando i giardini delle villette, gli avrebbe consentito di sottrarsi ad occhi indiscreti era al vaglio di accurate ispezioni degli inquirenti. Una seconda telecamera, posta all’ingresso di un negozio di abbigliamento, avrebbe potuto fornire subito elementi utili alle indagini se non fosse stata a sua volta “accecata” dalla tenda abbassata che ha impedito di inquadrare il passaggio di Sharon che cammina nella direzione opposta al senso di marcia delle automobili. Dalla telecamera del negozio di abbigliamento in poi, per circa 200 metri, non vi è più nessuna telecamera che inquadra il luogo dov’è stato commesso il delitto. La “love story” tra Sergio Ruocco e Sharon Verzeni, nel tempo, dopo circa 15 anni di fidanzamento, si era consolidata al punto da far decidere ai due giovani di sposarsi nel 2025. Negli ultimi tre anni avevano deciso di andare a vivere nella villetta di Via Merelli 28/E. Avevano contratto un mutuo bancario. Recentemente la giovane ragazza bergamasca si era avvicinata a Scientology. Una corrente filosofica fondata nel 1954 dall’americano Ron Hubbard. Una filosofia successivamente elevata al rango di “movimento religioso”. Una chiesa che predica un percorso interiore che gli “adepti” devono effettuare per addivenire ad una maggiore comprensione di sé stessi, in prospettiva di una maggiore realizzazione personale ed esistenziale. Il cardine filosofico di Scientology è molto semplice: “comprendersi meglio” interiormente per “realizzarsi meglio” esistenzialmente. Sergio Ruocco si era mostrato fortemente contrario alla partecipazione di Sharon ai corsi di Scienthology, anche perché i “corsi” erano molto costosi. Da tempo i Carabinieri non davano più peso alla questione “Scientology”. Ruocco, pur non essendo indagato, sembrava essere sempre più al centro dell’inchiesta, dal momento che ormai, puntualmente, veniva convocato quasi tutti i giorni dagli investigatori. I Carabinieri erano ritornati con l’idraulico nella abitazione di Via Merelli per prelevare altri oggetti ben precisi. Il sopralluogo aveva avuto tempi brevi: un quarto d’ora. Anche una zia di Sharon aveva scritto una lettera nella quale invitava chi sapesse qualcosa a parlare e farsi avanti per individuare l’assassino della nipote. Gli investigatori avevano anche interrogato Fabio Delmiglio, il 50enne sosia italiano della nota “star” cinematografica americana, Johnny Deep. Delmiglio aveva riferito agli investigatori di aver conosciuto Sharon Verzeni nella piazzetta di Brembate, paese il cui la 33enne lavorava come barista, il 20 luglio scorso. La donna aveva chiesto al sosia dell’attore statunitense se avesse potuto pubblicizzarle qualcosa attraverso i canali social da lui utilizzati. Delmiglio è stato denunciato per favoreggiamento. Sembrava una vicenda senza movente quella dell’omicidio di Sharon, cosa che avrebbe sicuramente conferito spessore alle molteplici ipotesi sulle quali stava lavorando il Pubblico Ministero, Emanuele Marchisio. E tale si è rivelata. Sharon è stata uccisa senza una ragione. Ha pagato con la vita il folle gesto di un balordo squilibrato. Nella giornata di ieri i Carabinieri si erano nuovamente attivati per cercare nuovi indizi nelle aree adiacenti e circostanti la scena del crimine, perlustrando di nuovo ancor più in profondità Via Castegnate in cerca del pugnale dell’omicidio. L’ipotesi che il ciclista ripreso dalla “videosorveglianza” la notte dell’omicidio fosse l’autore del delitto, non era mai stata persa di vista, neanche per un istante, dagli investigatori. Si sarebbe risaliti all’identità di Moussa Sangarè dagli abiti che questi indossava e dal modello di bicicletta. Sotto la lente degli investigatori era finito anche il conto corrente di Sharon, per accertare l’entità dei prelievi e verificare eventuali ammanchi od anche possibili situazioni debitorie contratte dalla ragazza. La zona dove erano state effettuate le nuove perlustrazioni era stata chiusa al traffico con ordinanza del Sindaco di Terno D’Isola, Gianluca Sala. Erano stati aperti e controllati ad uno ad uno oltre cento tombini, senza ritrovare il pugnale. Anche il compagno di Sharon, come del resto i genitori della ragazza, Bruno e Maria Teresa Verzeni, non riuscivano a farsi una ragione sul movente dell’omicidio. Ruocco aveva anche dichiarato: “Non so chi possa aver ucciso Sharon. Forse un cliente al bar che potrebbe averla infastidita. Potrebbero anche averla scambiata per un’altra persona. Parlavo ogni tanto con un paio di amici di Sharon che frequentavano i corsi di Scientology, ho preso anche un caffè al bar insieme a loro, ma mi sono sembrate delle brave persone!”. Stanotte, ad un mese di distanza, la sconcertante e sconvolgente verità.          

                

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