“Quando sarò morto, venite da me, bussate tre volte sulla mia tomba e io vi risponderò”. (don Dolindo Ruotolo, il grande mistico del novecento napoletano)
Anche ieri così come il 19 di ogni mese, tantissimi sono i fedeli che da ogni parte sono giunti a Napoli, per bussare alla tomba del mistico sacerdote partenopeo don Dolindo Ruotolo.
Nella sua festa liturgica “19 novembre” di ogni anno, non si contano le centinaia di devoti che si recano presso la chiesa di San Giuseppe dei Vecchi e Immacolata di Lourdes, per bussare alla sua tomba e chiedergli grazie. In vita infatti, era solito dire ai fedeli: “Quando sarò morto, venite da me, bussate tre volte sulla mia tomba e io vi risponderò” Don Dolindo è considerato uno dei più grandi mistici del Novecento, predisse 13 anni prima che avvenisse l’elezione al soglio pontificio del polacco Karol Wojtyla, il suo pontificato.
Morì il 19 novembre del 1970, il suo nome deriva dal verbo latino doleo che significa “provare dolore, soffrire”. Nulla di più appropriato per il sacerdote partenopeo, quinto di undici figli, cresciuto in una condizione economica disagiata, accompagnata da forti sofferenze fisiche. La svolta arriva nel 1901, quando Dolindo viene avviato al sacerdozio insieme al fratello Elio.
Ma la sua resta una vita travagliata anche nella Chiesa, segnata dalle incomprensioni, che sono state causa della sua sospensione a divinis, prima l’accusa di essere un «eretico formale e dogma» poi l’inquisizione da parte del Sant’Uffizio. Don Dolindo, servo di Dio, mistico, confessore, nel corso della sua vita, è stato sottoposto anche ad una perizia psichiatrica, al termine della quale non emerse alcun disturbo. Fu riabilitato definitivamente il 17 luglio del 1937.
Oggi è in corso la causa della sua beatificazione.
Tra i cattolici che rendono omaggio al sacerdote delle profezie molti arrivano dalla Polonia.
Stefano Canciello