NAPOLI: sparisce per giorni ma i carabinieri lo rintracciano. Minaccia il suicidio e un appuntato lo tiene al telefono per 40 minuti. Salvo

Una lite in famiglia e la volontà di allontanarsi da quella violenza che non è fisica ma ha il peso insostenibile delle parole. Di quelle che fanno male più degli insulti, più delle minacce. Più di uno schiaffo.
Parole che formano frasi che negli anni sedimentano e spalancano quel vuoto nero, scuro come la sconfitta.
E’ accaduto questo ad un uomo napoletano che chiameremo Mario, un nome di fantasia.
Mario discute con la compagna e non è la prima volta.
In una relazione ridotta ai minimi termini dove c’è più spazio per i rimorsi che per le gioie, le vie d’uscita sono poche. Spesso quella più battuta è quella della violenza, della prevaricazione fisica. O dell’abbandono.
Mario sceglie di andare via, non vuole fare del male agli altri ma a se stesso. Scompare per ore che diventano giorni.
I familiari sono allarmati e si rivolgono ai carabinieri.
La denuncia e poi le ricerche a 360 gradi.
Il punto più importante viene segnato quando il telefono di Mario si aggancia alla rete. E’ acceso e il segnale rimbalza tra i ripetitori fino al computer dei Carabinieri. Sanno che Mario potrebbe avere lo smartphone tra le mani.
Non temporeggiano. Un appuntato della stazione alza la cornetta e compone il numero, “Comandante voglio parlarci io!”.
La voce di Mario risponde al primo squillo. E’ sommessa ma non sorpresa.

L’appuntato si sveste simbolicamente dell’uniforme per diventare semplicemente Vito. Un uomo come il suo interlocutore.
Il tono è amichevole anche se dall’altra parte della cornetta la volontà di farla finita è prevalente.
In ogni frase la minaccia di ammazzarsi. “non ne posso più, mi ammazzo!”
Vito non arretra e per oltre 40 minuti lo tiene al telefono, come farebbe un vero amico.
Mario è spiazzato, si sente compreso e inizia a sfogarsi.
E’ un fiume in piena e quella volontà di mettere fine alle sue ansie nel modo più sbagliato inizia a svanire.
Racconta tutto e Vito ascolta paziente fino alla frase: “Grazie…mi sono finalmente liberato!”
Vito non molla e gli chiede di raggiungerlo in stazione.
Mario si presenta un’ora dopo e prima di dire qualsiasi cosa abbraccia quella voce che lo ha salvato da quel peso nero. Ora sarà seguito, avrà ascolto.
I servizi sociali lo accoglieranno per indicargli un cammino diverso.
Vito, quella voce che forse ha difeso una vita, è tornato in uniforme a fare quello che ama di più.
Il carabiniere. Per tutti.

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