NAPOLI. “Eracle allo scaffale dei libri”: è stato il tema del seminario tenuto, ieri, dal professore Hans Bernsdorff, presso l’università degli studi di Napoli Federico II – dipartimento di studi umanistici.

“Eracle allo scaffale dei libri” ( Su Alessi fr.140 K.-A.)” è stato il tema del seminario tenuto ieri dal professore Hans Bernsdorff presso l’università degli studi di Napoli Federico II – dipartimento di studi umanistici. Il professore Hans Bernsdorff è attualmente docente presso il dipartimento di Filologia classica presso l’Istituto Goethe Univerität Am Main di Francoforte, ed è stato invitato a prender parte al VI ciclo di seminari di letteratura greca – il testo e la sua interpretazione- organizzati dalla professoressa Daniela Milo, docente di Letteratura greca del Dipartimento di Studi Umanistici.i lavori, con la partecipazione di studenti e docenti, nell’Aula ex-Cataloghi Lignei presso la sede di via Porta di Massa ed in contemporanea sulla piattaforma Microsoft Teams, della cui gestione è stata curatrice la docente organizzatrice.L’attenzione del dibattito si è acceso su Eracle e le sue diverse e contraddittorie rappresentazioni: Eracle, una denominazione collettiva per 43 figure individuali.Nelle raffigurazioni dell’eroe dominano l’aspetto fisico con l’esaltazione della sua forza e il soddisfacimento dei bisogni primari proprio come farebbe un ghiottone o un beone. Nelle “Rane” di Aristofane, in uno scambio di battute comiche, Dioniso spiega a Eracle la passione che lo consuma per una fanciulla paragonandola alla voglia di un passato di legumi. Nella commedia il desiderio carnale è strettamente legato alla golosità dell’eroe.Funge da contraltare all’immagine carnale e reale di Eracle una raffigurazione in cui domina la sopportazione. Attraverso la pratica dell’allegoresi, che unisce teoria e prassi allegorica e esegesi nell’interpretazione di un pensiero, si ottiene un’idealizzazione filosofica dell’indole di Eracle; ad esempio nella lettura della fatica contro l’Idra di Lerna si fa appello alla misura dell’eroe.Nell’”Eracle al bivio” di Prodico di Ceo, sofista di V-IV sec., racconto pervenutoci attraverso i “Memorabilia” di Senofonte è trattato il passaggio dall’infanzia all’adolescenza dell’eroe, che si reca in un luogo solitario, indeciso sulla strada da intraprendere, quella della virtù o quella del del vizio.Mentre è seduto a meditare gli si fanno presenti due donne di alta statura, l’una si fa promotrice della via del vizio più facile, più piacevole e all’insegna dell’ingordigia e dello sfruttamento del lavoro altrui. Di seguito si fa avanti la donna che ha una conoscenza profonda dei suoi genitori, della sua indole e dell’educazione ricevuta da Eracle, che per essere un valoroso artefice di imprese belle nobili deve intraprendere la vita dell’impegno e della fatica, la via della Virtù.Nel racconto di Prodico, Eracle si comporta da “Autokrátor” nel momento in cui si trova a scegliere tra la via della Virtù e del Vizio, impersonate dalle due donne; tuttavia l’immagine filosofica di Eracle è stata fortemente criticata da pagani come Epicuro e Lucrezio e da parte degli Apologeti cristiani.A partire dal racconto di Eracle al bivio sia l’elegiaco latino Properzio, sia il commediografo greco Alessi si inseriscono nel dibattito sulla fúsis (natura, indole, essenza) di Eracle .Properzio nell’Elegia 4,9 nel rappresentare Eracle, dopo la fatica della riconquista delle mandrie di Gerione riprende il topos dell’exclusus amator.Il discorso dell’eroe si configura come un paraclausithyron( lamento dell’amante di fronte la porta chiusa dell’amata) e il misero errante alla ricerca di una fonte promette di prendere solo un po’ di acqua del santuario nel cavo della mano prima di fuggire.Eracle promette alle sacerdotesse di aver riguardo per la fonte, autocontrollandosi per non prosciugarla, timore delle donne.Il topos dell’autocontrollo mediante l’attingere acqua nell’incavo delle mani ritorna in Seneca nell’epistola 119, in cui si fa cenno alla sete che natura vuole sia estinta con l’acqua, senza importarsi del come si beve.Seneca nell’epistola 90 scrive che il cinico Diogene di Sinope, seguendo il modello di Eracle fanciullo che beve nel cavo della mano, presentato da Properzio , rompe la tazza ritenuta ormai un bagaglio inutile, per condurre uno stile di vita simile all’eroe.La svolta divertente si ha in Properzio quando ad anteporre la legge di natura e la libertà alle prescrizioni della legge si finisce con Eracle che prosciuga tutta la fonte perché vince l’arsura.L’immagine ideale e filosofica di Eracle subisce una correzione comica in Alessi,il commediografo satiresco di cui ci sono pervenuti alcuni frammenti che vanno ascritti alla commedia di mezzo, caratterizzata dall’emergere di soggetti mitici sbeffeggiati.Nel Frammento 140 di Alessi i personaggi sono due Lino, il maestro e Eracle, l’alunno.Il docente invita il discente a scegliere un titolo tra la varietà dei testi a disposizione, quest’ultimo lasciandosi guidare dalla sua natura di ghiottone, secondo un cliché tipicamente comico, sceglie il ricettario di Simo, suscitando l’irritazione del maestro per la scelta del libro poco filosofico.L’alunno Eracle compiendo la scelta del libro per niente filosofico, si comporta da filosofo, generando così un paradosso.Come si cerca di spiegare questo paradosso?Ricostruendo il contesto comico, in cui nelle invettive, i filosofi sono considerati parassiti e presi da ingordigia.La figura di Simo è da tenere presente non solo come autore di ricettari, ma anche mosso alla rappresentazione di tragedie, di cui si sono perse le tracce; tra gli attori il miglior cuoco e pare anche che il suo cavallo di battaglia nelle commedie fosse proprio il ruolo di Eracle.Nelle pitture vascolari, come nella raffigurazione sottostante Herakles 1671, pare che Lino volesse educare Eracle a suonare la lira oltre che recarsi nelle librerie private di IV secolo per scegliere liberamente i titoli su cui apprendere, secondo un modello educativo liberale.Lino punì l’allievo per la frivolezza d’animo con cui scelse il libro , Eracle allora reagì aggredendo il maestro.La distruzione fisica di Lino rappresenta il fallimento del modello educativo, che il Lino di Alessi cerca di evitare ricorrendo a un motivo educativo del tutto tradizionale.In questa pittura vascolare emerge come la natura dell’eroe si riveli attraverso la scelta dell’oggetto che adotta.Volendo ricorrere ad un esempio tratto dall’Achilleide di Stazio, quando la madre cerca di vestire da donna Achille per evitargli di prendere parte alla spedizione per Troia, quest’ultimo quando vede lancia e scudo cesellato non dà più peso alle raccomandazioni materne, nel suo cuore non c’è altro che Troia.In questi casi l’oggetto fa emergere la vera natura dell’eroe .Il topos della natura che emerge nonostante i tentativi di nasconderla traspare anche in Esopo nella favola della donnola che voleva diventare donna per amore di un giovinetto. Afrodite acconsentì alla metamorfosi ma mentre i due erano a letto e un topolino all’improvviso comparve, la donna si mise a cacciare rivelando la sua natura animale.Il racconto di Prodico per il motivo della scelta che rivela la vera natura fa da sfondo alla commedia di Alessi per indicare come sia evidente la natura filosofica di Eracle. Un altro episodio che il docente Hans Bernsdorff ha tenuto a mostrare è stato il Peana 20 di Pindaro in cui compare Eracle neonato che si strappa di dosso le fasce per combattere la sua prima impresa e strangolare i serpenti.Questa caratterizzazione eroica esasperata genera il comico e suscita il riso a primo impatto. In Pindaro questo gesto di strapparsi le fasce prima di combattare rivela la vera essenza di chi la compie, in intertesto si può vedere il gesto di Ulisse, di matrice omerica, di strapparsi di dosso i panni del mendicante prima di combattere contro i pretendenti.L’Odissea mette in evidenza il carattere simbolico del gesto di Ulisse, che Pindaro riprende operando come commentatore omerico e come primo a parlare della natura di Eracle; mentre Prodico sosteneva che l’indole di Eracle si vedesse nella scelta della via e in , Lino rivela la natura di Eracle con la scelta del libro, nel comico latino assistiamo ad una svolta.Nell’”Amphitruo” di Plauto, dopo il parto si dovevano lavare i bambini; ma un’ancella rivela l’impossibilità di avvolgere Eracle nelle fasce per quanto fosse grosso e forzuto.In Pindaro già è presente il motivo del corpo nudo, ma non ulteriormente qualificato; nel comico latino si vede come il corpo nudo preceda l’impresa eroica nel caso dell’”Amphitruo” lo strangolamento dei serpenti, la prima impresa nella culla.Il docente Hans Bernsdorff riprendendo il pensiero di un grecista inglese ha sottolineato come intorno la figura di Eracle ci sia varietà e talvolta ambiguità di rappresentazione: la sua natura animalesca, paradossalmente, si combina con l’azione civilizzatrice; nella misura in cui l’eroe deve fronteggiare la fame e la sete, suoi smisurati bisogni elementari. Nell’ autocontrollo si assiste allo sforzo civilizzatore di Eracle. L’icona di Eracle è stata rifunzionalizzata a scopi diversi da drammaturghi, filosofi, artisti e statisti per veicolare attraverso le diverse peculiarità dell’eroe uno specifico messaggio.È il caso di dire: “ad ognuno il proprio Eracle!…sempre con la giusta misura!”

Marianastasia Lettieri