NAPOLI. Al Trianon Viviani, il Festival per un teatro di prossimità. La manifestazione, inserita nel progetto di arte e inclusione sociale il Teatro delle Persone, ideato e diretto da Davide Iodice, conclude la stagione del teatro della Canzone napoletana. Da domenica 12 a martedì 21 giugno

NAPOLI. Festival per un Teatro di prossimità, la manifestazione inserita nel progetto di arte e inclusione sociale il Teatro delle Persone, ideato e diretto dal regista e pedagogo Davide Iodice, concluderà, dal 12 al 21 giugno, la programmazione della stagione del Trianon Viviani.
Il Festival proporrà al pubblico, con ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti, gli esiti di un articolato e intenso processo di pedagogia, relazione, condivisione, scambio culturale. Quest’anno Il teatro delle persone ha accolto nei varî percorsi, tutti gratuiti, circa trecento partecipanti, tra adolescenti, ragazzi di nazionalità e cultura diverse, persone con disabilità fisica e intellettiva, allievi attori, attori professionisti, gruppi in formazione e operatori sociali.
A partire dal territorio si è intessuta una rete di relazioni su scala nazionale e internazionale per creare quella “comunità di destino” per una relazione d’aiuto attraverso l’arte, così importante per le fasce più svantaggiate e fragili del nostro tessuto sociale. Sono state così coinvolte istituzioni culturali quali il teatro Nazionale di Napoli, l’Accademia di Belle arti, il progetto the Walk, associazioni del terzo settore (come Dedalus, la Casa di Vetro, Made in Earth e Piccoli maestri di Roma), diversi distretti sanitari e comunità religiose.
Domenica 12 giugno – Alle 18:30, l’apertura del Festival, a cura della Scuola elementare del Teatro – Conservatorio popolare per le Arti della scena, con la consegna delle borse di studio donate dalle associazioni Made in Earth e Piccoli maestri di Roma. Seguirà, alle 19, lo spettacolo Uno, dieci, cento, mille Pasolini, a chiusura del ciclo Vocazione. Parteciperanno Giorgio Albero, Chiara Alborino, Federico Caccese, Anna Ciccarelli, Antonio Cilvelli, Luigi De Cicco, Gennaro De Fabbio, Diana De Stefano, Gianluca De Stefano, Chiara Di Sarno, Aliu Fofana, Viviana Gallifuoco, Francesca Maria Giunta, Vincenzo Iaquinangelo, Emma La Marca, Lana Lemberg, Mara Merullo, Ariele Pone, Annamaria Prisco, Tommaso Renzuto Iodice, Francesca Sarnataro, Antonio Senese, Giovanna Silvestri, Jurij Tognaccini, Claudia Trinchillo e Cesare Venosti.
Questo spettacolo, diretto da Antonio Grimaldi, ri/considera l’attualità di Pasolini, in occasione del centenario della nascita, raccontando e vivendo l’intellettuale attraverso le sue parole, tra poesia, prosa e romanzo, in un canto corale di corpi ora fragili, tra poco violenti, e poi sordi e ciechi, e infine gioiosi; passando dal paradiso all’inferno: un mondo antico, presente e futuro nel quale ha spazio anche un mondo onirico e magico.
Martedì 14 giugno – Due gli appuntamenti nella seconda giornata della manifestazione, a cura della Scuola elementare del Teatro e di Putéca Celidònia.
Alle 14, Essere speciale. Interpretazione e mediazione espressiva nell’approccio alla disabilità, un incontro con Roberto Marcone, docente del dipartimento di Psicologia dell’università della Campania Luigi Vanvitelli, a chiusura degli approfondimenti del ciclo Pedagogie, curato da Davide Iodice con la Scuola Elementare del teatro, dedicati al teatro di prossimità, rivolto in special modo a operatori e operatrici del terzo settore e a specialisti della relazione d’aiuto. A conclusione verranno consegnati gli attestati di partecipazione.
Alle 16:30, l’ultima giornata del laboratorio permanente Alla ricerca del teatro perduto. Primi minuti di identità collettiva, al quale hanno partecipato ragazzi di provenienza, esperienza e vissuti – tanto diversi quanto unici –, che si sono dedicati, in particolare, a indagare il tema dell’identità. Per l’occasione saranno presentate piccole coreografie e partiture fisiche, con frammenti audio a partire dai testi scritti durante l’anno. Con la collaborazione del nucleo operativo di Neuropsichiatria infantile dell’Asl Napoli 1 e Gesco, nonché il sostegno di don Angelo Berselli, parroco della chiesa di san Giorgio ai Mannesi, Roberto Velardi, presidente della Casa di Vetro, e di Antonio Roberto Lucidi, vicepresidente dell’Altra Napoli, partecipano Antonio Buonadosa, Alessandro Buonomo, Francesco Pio De Martino, Raffaele De Martino, Sarah Beatrice Di Franco, Federica Di Lillo, Anna Esposito, Pablo Peppino Esposito, Roberto Festosi, Gaja Imparato, Luca Lubrano, Giovanni Navarra, Daniele Nocera, Alessandra Persico e Brunella Karol Toscano.
Venerdì 17 giugno – Alle 19, Dedalus / Officina Gomitoli, Manovalanza e la Scuola elementare del Teatro presentano l’esito del laboratorio multiculturale Tutto il mondo è paese, che ha offerto strumenti ai partecipanti per raccontarsi, facendone emergere la sensibilità e il talento. Curato da Adriana Follieri, che ne è stata docente con Davide Iodice, con gli operatori Corrado de Luca, Federica Di Gianni, Francesco Festa, Mara Merullo e Ruwani Perera, vede la partecipazione di Dachi Atskarunashvili, Sasho Boyanov, Rohit Chowdhury, Anastasiia Dmyterchuk, Sofiia Dmyterchuk, Andrea Nicole Hernandez Medrano, Rahib Islam, Albina Lukianchuk, Israt Mia, Axel Mathias Nunez Montoya, Valeria Nazina, Aleksandra Rud, Kevin Mattiu Nana Sancho, Yelyzaveta Shariy e Tasi Tasev.
Lunedì 20 giugno – Due appuntamenti presenteranno gli esiti del ciclo Officina, a cura della Scuola elementare del Teatro.
Alle 18:30, il gruppo di ricerca Nigredo in Ossa, di e con Caterina Ardizzon, Paola Maria Cacace e Veronica D’Elia, con le musiche di Paolo Montella: ispirato alla fiaba inuit La donna scheletro, il testo racconta il viaggio di Arianna che, venendo meno alla promessa di soddisfare le aspettative della famiglia, riesce a liberarsi dall’idea che si sono fatti di lei, esce dalla sua tana e oltrepassa la zona di confine che c’è tra l’oppressione e la libertà. Sostenuto da Ex asilo Filangieri, Schifa_lab, teatro Serra, Manovalanza, Macadam, Domus ars e Casa Guarattelle, lo spettacolo è particolarmente consigliato per l’infanzia e la gioventù.
Alle 20:30, il collettivo Scrittura mista presenterà Mi sono sentito Amleto, di e con Antonio Basile, Antonella de Falco, Mattia Lauro, Claudia Nicolazzo e Giuseppe Tufano, con i costumi di Francesca Puglia e la collaborazione alla regia di Gianluca Di Meo. In questo spettacolo un gruppo di giovani attori e attrici si ritrova a una non ben specificata festa: tra il fantasma della loro inadeguatezza e quello ben più presente dell’Amleto di William Shakespeare, i ragazzi cercano di ritrarre una generazione alla deriva e inascoltata, finendo poi per ballarci sopra.
Martedì 21 giugno – Gli ultimi due appuntamenti del Festival presentano gli esiti del ciclo Officina dedicato a gruppi, a cura della Scuola elementare del Teatro.
Alle 18:30, Cinque storie per la buonanotte, scritto e diretto da Livia Berté con i costumi e gli elementi scenici di Chiara Tortora. Interpretato da Germana Di Marino con la stessa Berté, questo spettacolo è particolarmente consigliato per l’infanzia e la gioventù. È la storia di una giovane ragazza ferma a fissare una porta. Vorrebbe entrare, ma non riesce: la chiave è lì, davanti a lei, la chiama, l’assilla, ma per quanti sforzi provi a fare non riesce a prenderla. Se non riuscirà a entrare nella stanza non potrà uscire dalla casa che la tiene prigioniera e vivere nel mondo reale. Inizia così un duro viaggio all’interno del suo inconscio. Ma, a tenerla ferma per diciassette anni davanti alla porta chiusa, non c’era stato nessun altro che se stessa e il ricordo dei demoni di sua madre.
Chiude il Festival, alle 20:30, Il bambino invisibile di Bruno Barone e Daniele Vicorito, con le musiche di Tommaso Maione, per la regia dello stesso Barone. Lo spettacolo parla di come nascere a Forcella possa essere difficile, come in alcuni casi, ci si possa ritrovare in una strada avviata verso un tipo di vita che può condurre solo al dolore. Lungo questa strada ci sono però tante persone, tanti eventi, tanta vita, che possono dare la forza per cambiare direzione e salvarsi da un destino già segnato. Così, attraverso storie di quartiere ed esperienze realmente vissute, si rivive la vita di Carmine, rievocandone tutti i dolori, le difficoltà e gli errori commessi, mostrando anche tutto ciò che ha contribuito a un profondo cambiamento: un racconto che vuole essere testimonianza della possibilità di un riscatto sociale e dell’opportunità di cambiamento.