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Muscarà: “A Napoli l’arte si tappa la bocca… ma noi ci tappiamo le orecchie!”

«Deposta la Venere, scappato il Pesce, sciolte le scritte del brand Napoli, dimenticate le girandole della Rotonda Diaz: ora tocca a un nuovo mamozio di arte internazionale. Si tappa la bocca, come da troppo tempo il popolo che parla poco e ignora i suoi diritti, non ha voce e non la reclama. Ma in realtà dovremmo tapparci le orecchie, per non ascoltare le giustificazioni di un’amministrazione che continua a calpestare il buon senso e la dignità della città.»

La consigliera indipendente della Regione Campania, Marì Muscarà, commenta con sdegno e ironia l’ennesima installazione artistica costata centinaia di migliaia di euro, voluta dal sindaco Manfredi e dal suo consigliere alla Cultura facente funzione d’assessore, lo stesso che ci rassicurava, con tono sprezzante, “gli stracci sono ignifughi”. «Napoli non ha bisogno di finti simbolismi o di costosissimi pupazzi muti. Ha bisogno di rispetto, di pulizia, di verde, di servizi per i residenti e per i turisti. Di una cultura vera che valorizzi l’identità e le energie del territorio, non di esterofilia compulsiva al servizio dell’ego di chi governa.»

Per Muscarà, la città è vittima di una “bulimica produzione artistica” che, invece di curare le ferite urbane e sociali, continua a umiliarla: «Nella città che dovrebbe solo avere cura di sé, si sprecano soldi pubblici per installazioni che nessuno ha chiesto, che nessuno sente proprie, e che sempre più cittadini rifiutano. Un’altra occasione persa, un altro sfregio. E stavolta, a tapparsi la bocca è la scultura. Ma è Napoli, ancora una volta, a perdere la voce.» Intanto, anche gli artisti di strada sono scesi in piazza per protestare contro le nuove imposizioni del Comune, che arriva persino a mettere il bavaglio a chi fa arte vera, viva, spontanea. «La città e le sue caratteristiche vanno rispettate – afferma Muscarà – e servono regole, certo, ma che abbiano rispetto per chi fa arte e per chi la vive. Il Comune dovrebbe ascoltare il disagio di una popolazione che non ne può più di rumori e caos, ma anche tutelare gli artisti, non reprimerli. Serve equilibrio, serve ascolto. Ma soprattutto – conclude la consigliera – serve che la cultura non venga più strumentalizzata per coprire il vuoto di idee di un’amministrazione ormai senza voce, senza visione e senza vergogna.»

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