Il Piccolo Principe come favola filosofica.Dalla lettera a Leon Werth il viaggio continua con la lettura integrale dell’ opera di Saint-Exupéry per la seconda stagione di “Vita in Poesia…la Voce dell’Interiorità” con il Professore Giuseppe Limone, in diretta dal 29 dicembre.

Grande successo per l’evento letterario-filosofico a cura dell’Associazione “Gocce di fraternità“ presso il Cafè Centrale in Sant’Antimo. È intervenuto come relatore dell’ incontro il professor Giuseppe Limone, che ha dissertato sul Piccolo Principe come favola filosofica. Passi scelti dell’opera sono stati letti nell’originale francese dalla professoressa Cècile De Gaulle e in italiano dal professore Mario D’Agnese. La conduzione è stata cura della giornalista Anita Russo, mentre le conclusioni sono state affidate al professore Antimo Petito. “Le Petit Prince” viene pubblicato per la prima volta nel 1943, poco prima che l’aereo di Antoine De Saint- Exupéry aviatore e padre dell’opera, il 31 luglio del 1944 si inabissasse nel Mediterraneo. L’opera è stata a lungo oggetto di discussione del sodalizio artistico letterario Fruttero e Lucentini, inaugurando un filone d’interpretazione della favola come esclusivamente strappalacrime, non disponendo delle categorie intellettuali necessarie per coglierne l’essenza profonda. Il Professore Giuseppe Limone ha intrapreso quest’operazione di raschiatura del Piccolo Principe per arrivare poi a scoprire il significato in esso sapientemente velato. In questo appuntamento il relatore ha letto tra le righe della lettera dedicatoria dell’autore a Leon Werth una pubblica scusa per averla destinata a un adulto, che è il suo miglior amico bisogno di consolazione; tuttavia si corregge nel finale indirizzandola a Leon Werth quando era bambino. L’essere bambini non deve essere uno stato che cronologicamente precede l’età adulta, ma il bambino deve vivere nella contemporaneità della vita di ognuno perché come dice l’autore “tutti i grandi sono stati bambini una volta” ( ma pochi se ne ricordano). Il Professor Limone vede a distanza di anni un’accusa al mondo contemporaneo, inquinato dal buonismo e dal cattivismo teorico, l’idea secondo cui chi è intelligente, necessariamente è cattivo. Per ovviare a questo errore filosofico- antropologico è opportuno entrare nel testo per interpretarlo non solo filologicamente, ma anche esistenzialmente. In una realtà di simulatori l’uomo deve disporsi alla comprensione. Ma in che modo può avvenire la comprensione? Il Professor Limone individua due modi differenti di conoscere: il primo è intellettuale, solo che produce una comprensione falsa, non autentica, figlia di emulazione; mentre la seconda forma della conoscenza è quella autentica poiché crea dei legami che vanno oltre l’intelligenza calcolatrice mettendo in gioco l’empatia. Il relatore per ritornare al discorso filosofico della favola ha ripreso i “giudizi determinanti” di Kant per indicare la tendenza a conoscere la realtà tramite la classificazione, presupposto del modus operandi di Aristotele che riduce la realtà a dieci categorie. Invece non ci può essere conoscenza senza il presupposto empatico, dopo la classificazione è necessario entrare nella cura dell’altro attraverso i “giudizi riflettenti” che partono dalla singolarità per poi costruire l’universale, mai chiuso. Durante l’incontro sono stati letti alcuni tra i brani più noti del Piccolo Principe, grande rilievo all’episodio della volpe, in cui si riflette sul senso dell’addomesticare, termine con cui si è tradotto l’originale francese “apprivoiser”, che indica “l’entrare in un mondo anche mio”. “Addomesticare” ci riporta etimologicamente alla “domus” ( la casa), quindi qualcosa di interno; tuttavia la connessione è esterna e la conoscenza implica anche la creazione di legami con l’altro. Il paradosso filosofico cui ci invita questa lettura, soprattutto nell’incontro del piccolo principe con la rosa, è conoscere la singolarità dell’altro. L’unicità è epistemologicamente incomprensibile in un mondo calcolante. Ciò verso cui bisogna tendere è la conoscenza dell’interiorità, quella che nessun fisico è mai riuscito a vedere o studiare, quella che Pascal farebbe cogliere con il cuore. “L’ essenziale è invisibile agli occhi” e l’invisibile esiste anche se la scienza non se ne accorge. Di qui la necessità di rileggere il libro per coglierne il substrato filosofico, tragico e teologico. Vita Web TV ha accolto questa iniziativa e ripartirà dal 29 dicembre con la seconda stagione del Format “Vita… in Poesia: La Voce dell’Interiorità” con il Professor Limone al timone di questa nave alla volta dell’interiorità, come mappa il “Piccolo Principe”. Tutti coloro che sono interessati possono partecipare presso il Palazzo Ducale di Sant’Arpino alle ore 18:00 ogni giovedì, a partire dal 29 dicembre. Con la nuova stagione di Vita in Poesia cercheremo di indagare le strutture profonde del capolavoro di Saint-Exupéry con la giusta empatia per poter cogliere nel “comune pianto” la pietas che lega l’intera umanità. Marianastasia Lettieri