IL PARMA DI FABIO PECCHIA RICONQUISTA LA SERIE A. Grande impresa della squadra emiliana che nel corso del campionato non ha avuto rivali.
di Giuseppe Zingarelli
Fabio Pecchia e il Parma. Un binomio vincente. Il pareggio al “San Nicola”, contro il Bari, regala agli emiliani la tanto ambita e sospirata promozione in Serie A. Un risultato che consente alla società gialloblù di ritornare nel calcio che conta e di collocarsi nuovamente in ambiti più consoni al suo glorioso blasone internazionale. Non dimentichiamo che il Parma, dopo la Juventus, il Milan e l’Inter è la società italiana che vanta più vittorie in campo europeo. Un certo Nevio Scala, ex calciatore di Milan, Roma, Fiorentina, Lanerossi Vicenza, Inter, Monza e Foggia ed ex allenatore di Lanerossi Vicenza, Reggina, Perugia, Borussia Dortmund, Spartak Mosca, Shachtar Donetsk e Besiktas, in un certo senso, fu “profeta” quando qualche anno fa affermò che i trionfi del suo Parma potevano e dovevano ispirare il Parma del futuro. Detto da Nevio Scala è un’affermazione che oggi fa notizia e non passa inosservata. Il Parma “internazionale” di Nevio Scala, di Melli, Osio, Brolin, Zola, Dino Baggio, Asprilla e di Grun, tanto per citare alcuni nomi, non si dimenticano affatto. Con Nevio Scala il Parma, nel 1992 vinse una Coppa Italia, nel 1993 conquistò una Super Coppa UEFA e una Coppa delle Coppe e, ancora nel 1995, portò a casa una Coppa UEFA. Questi storici e prestigiosi successi conseguiti in ambito internazionale dalla società emiliana, hanno sicuramente ispirato il ritorno degli emiliani in Serie A. Il triplice fischio dell’arbitro Rapuano di Rimini ha riportato alla mente la pro-fetazione di Nevio Scala. Domenica scorsa, Bari-Parma è terminata in parità, 1 a 1, con reti di Bonny e Di Cesare. La fine delle ostilità tra pugliesi ed emiliani, decretata da Rapuano, ha fatto esplodere, legittima ed incontenibile, la gioia di Pecchia e dei suoi ragazzi. Canta il Parma e cantano anche i tifosi gialloblù che al triplice fischio del direttore di gara riminese, hanno liberato i loro entusiasmi, festeggiando in città, fino a notte fonda, il ritorno in Serie A dei propri “beniamini”. Pecchia e i suoi ragazzi a Bari si sono limitati a giocare il pallone nella maniera più efficace possibile e dopo il vantaggio di Bonny, sentivano ormai la Serie A in tasca. Francamente a quel punto, anche per il bravissimo Pecchia è stato difficile, se non quasi impossibile riuscire a controllare concentrazione ed entusiasmo, dopo la lunghissima corsa verso la vittoria. Il Bari, è vero, ha pareggiato, ma gli uomini allenati dall’ avvocato di Formia, a quel punto, sentivano che il campionato era vinto. Indubbiamente la continuità paga. In campo i calciatori gialloblù non si sono mai risparmiati. Hanno speso tutte le loro energie ed i risultati si sono visti. Gli emiliani non hanno avuto “rivali” in questa stagione. Un gruppo di ferro creato ad immagine e somiglianza di “mister” Fabio Pecchia. Un gruppo di ferro che rispecchia il carattere e la tradizione della società e della squadra emiliana, capace di imporre agli avversari la propria superiorità tecnica e tattica fin dall’inizio del torneo, attraverso schemi che hanno esaltato la fluidità, l’efficacia e la qualità del gioco espresso dai gialloblù. Schemi che hanno confermato la grande personalità della squadra emiliana al cospetto degli avversari. Il Parma ha giocato un calcio concreto, di qualità, arioso, manovriero e soprattutto, un calcio vivace. Il Parma non poteva fare meglio in questa sua brillante stagione agonistica. Una stagione nella quale tutto è stato vincente. Il gruppo, la mentalità dell’allenatore, l’organizzazione della società, i programmi del club. Il Presidente Kyle Krause ha vinto in tutto. Il suo progetto di riportare il Parma nell’élite del calcio italiano è stato frutto di una gestione sinergica e di un lavoro attento e meticoloso, dove nulla è stato lasciato all’ improvvisazione. Pecchia è stato l’artefice principale di questa splendida affermazione del Parma. Dalla prima giornata di campionato ha preteso dai suoi calciatori il rispetto per gli avversari. Dalla prima giornata di campionato ha tenuto i suoi calciatori con i piedi per terra, al riparo dai facili entusiasmi ed al contempo, ha lavorato in modo intelligente e costruttivo per consentire alla società di poter aprire un nuovo ciclo. Insieme a Roberto De Zerbi e Daniele De Rossi, Pecchia rappresenta oggi il futuro del calcio italiano.
Una lunga militanza sui campi di calcio la sua, una notevole esperienza maturata come calciatore, oltre 450 presenze in carriera, di cui ben 338 in Serie A con oltre 40 reti messe a segno, 62 presenze e 4 reti in Serie B. Ex calciatore di Avellino, Napoli, Bologna, Ascoli, Juventus, Como, Frosinone, Sampdoria, Siena e Torino, Pecchia ha concluso la sua carriera agonistica nel Foggia. Con la maglia rossonera ha disputato circa 50 gare, siglando 5 reti. Proprio con il Foggia, Fabio Pecchia decide di iniziare ad allenare nella stagione 2009-2010, come ‘secondo’ di Antonio Porta. Circa 9 anni fa, a partire dal 21 giugno 2013, per due anni Pecchia è al fianco di “Rafa” Benitez, il quale lo sceglie come suo ‘vice” nel Napoli. Ancora come “vice” di Benitez, Fabio allena alla corte del Real Madrid, fino al 4 gennaio 2016. Con i “Blancos” di Spagna ha allenato calciatori del calibro di Cristiano Ronaldo e Gareth Bale, oggi in forza al Bayer Monaco, acquisendo una notevole conoscenza del calcio europeo ed internazionale. Dal marzo 2016, il duo Benitez-Pecchia allena i bianconeri del Newcastle, in Inghilterra. Quel Benitez che si ricorderà per aver vinto la Champions League con il Liverpool, nella incredibile finale del 25 maggio 2005 giocata allo Stadio Olimpico ‘Ataturk’ di Istanbul, battendo per 6 a 5, ai rigori, il Milan di Carlo Ancelotti, dopo che i rossoneri meneghini erano in vantaggio per 3 a 0, dopo la fine del primo tempo. Carlo Ancelotti, l’allenatore italiano più vincente nel mondo che, peraltro, giocò per tre stagioni consecutive, dal 1976 al 1979, anche nel Parma. Una laurea in Giurisprudenza, conseguita all’Università “Federico II” di Napoli, Pecchia, dopo quella esperienza all’estero decide di rientrare in Italia e nel 2017, riporta l’Hellas Verona in Serie A. Poi, l’avvocato di Formia, il 27 giugno 2020 con la Juventus Under23, conquista la prima Coppa Italia di Serie C. Nel 2021, Fabio va ad allenare a Cremona. Nella città dei violini e di Stradivari, nel 2022, dopo ben 26 anni, riporta i grigiorossi della Cremonese in Serie A. Dopo un periodo di riflessione, lascia Cremona e accetta Parma, dove ha intravisto una possibilità di programmare il futuro con la dirigenza emiliana, decisa a riportare agli “antichi” fasti il Parma e la città di Parma. In tutto l’arco di questa stagione, Fabio Pecchia ha saputo essere incredibilmente modesto ma anche fortemente deciso nel gestire una squadra che ha meritato ampiamente il risultato ottenuto. Pecchia non si è mai costruito castelli in aria, consapevole del fatto che una partita a volte puoi perderla anche se la giochi alla grande, come puoi anche vincerla se magari non giochi al meglio. Per l’emergente “trainer” gialloblù la cosa davvero importante è che in campo un calciatore si impegni e ci metta l’anima. Fin dall’inizio della stagione agonistica, l’ “avvocato” ha sempre chiarito e fatto comprendere ai suoi ragazzi che non ci sono posti fissi in squadra. Tutti devono sentirsi coinvolti ed essere a disposizione del collettivo, pronti ad entrare in campo e dare il proprio contributo per portare a casa risultati positivi. Una mentalità vincente. E vittoria è stata. I risultati sono arrivati puntuali. Nel Parma di Pecchia non ci sono stati né titolari né riserve. Ognuno ha dovuto lavorare sodo per meritarsi il posto in squadra, allenandosi con impegno, costanza e sacrificio. Non ci sono segreti o ricette miracolose nella vittoria che ha sancito il ritorno del Parma in Serie A. Per “mister” Pecchia, che ha sempre puntato sui giovani, la professionalità è profondere dedizione ed impegno nel lavoro di gruppo per il bene del gruppo. Nel corso di questa trionfale stagione, l’obiettivo di ‘mister’ Fabio è stato quello di migliorare e valorizzare tecnicamente i suoi calciatori, perché nella filosofia di Pecchia, nessuno è perfetto e quindi, ognuno può e deve cercare di migliorarsi. Questo principio, cardine del pensiero calcistico del giovane ed esperto condottiero gialloblù, ha guidato il Parma al successo, consentendo alla squadra di non conoscere soste. Un altro punto a favore del saggio allenatore di Formia è stato quello di non fare mai calcoli, perchè spesso nel calcio fare calcoli potrebbe complicare molte cose. Come profetizzò l’indimenticabile Nevio Scala, oggi, con Fabio Pecchia, il Parma può guardare ad un futuro vincente.
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