I fatti di Foggia ci obbligano ad una riflessione più profonda

A Foggia abbiamo assistito all’ennessimo caso di malasanità, anche se questa volta se possibile si è andati “oltre” la solita morte, “oltre” la solita operazione finita male, “oltre” il passare giorni in un corridoio o una fila infinita al pronto soccorso. Non che nessuna di queste cose sia più o meno grave rispetto a quanto discerniamo in queste righe, il sistematico definanziare la sanità ha portato ad una drastica riduzione delle strutture e del numero dei medici in esse operanti, anzi questi insieme ad infermieri ed OSS sono sempre stati in prima linea a tamponare carenze fin troppo evidenti.

Accade così che a Foggia decine di pazienti psichiatriche siano state ripetutamente abusate da chi doveva accudirle, 30 gli indagati dei quali 15 arrestati, tutti raggiunti da provvedimenti gravissimi, le immagini diffuse dai Carabinieri sono francamente agghiaccianti, non solo per la loro brutalità. la sproporzione di forza e di consapevolezza fra le vittime ed i loro aguzzini è soverchiante.

Durante le indagini sono state in molti casi distrutte o alterate telecamere e microspie, la cui presenza è stata svelata da un favoreggiatore, tuttavia questo seppur abbia attenuato la condotta degli indagati non ne ha interrotto del tutto le violenze.

Il timore di essere indagati ha certamente attenuato, in alcuni casi, le condotte, che però non si sono mai arrestate. Questa operazione, che segue di pochi mesi il caso analogo presso la struttura Stella Maris di Manfredonia, ci obbliga alla massima attenzione verso il problema di gestione dei livelli di assistenza delle persone in stato grave stato di bisogno, fragilità e vulnerabilità

Procuratore Capo Ludovico Vaccaro

Abbiamo operato in un ambiente blindato e inaccessibile nel quale le vittime non erano in grado di riferire, nemmeno ai familiari, ciò che subivano sistematicamente. Diversamente tali fatti sarebbero rimasti ignoti

hanno avviato una vera e propria caccia artgianale a cimici e microcamere

In alcuni casi sono riusciti a intercettare e neutralizzare i dispositivi, girando delle telecamere o danneggiandole dopo aver cercato su google come fare

Procuratore Aggiunto Silvio Guarriello

Al di là della cronaca questi fatti ci impongono, dal basso della loro efferatezza, ad una riflessione profonda sullo stato della salute mentale e sulle condizioni degli operatori sanitari su tutti i livelli.
La prima è probabilmente la branca più ignorata, osteggiata e trascurata della medicina. La spesa per la salute mentale è in calo, secondo la SIEP (Società Italiana Epidemiologia Psichiatrica) si attesta al 3% sul fondo sanitario nazionale, spesa molto piccola se si considera il numero di accessi annuali, nel 2019 si registravano 826.465 soggetti trattati pari a 1645 su 100.000 abitanti, con 10.944.849 prestazioni erogate. Strutture, posti letto e numerosi altri indicatori variano molto da regione a regione ma in generale il Sud Italia se la passa notevolmente peggio del Nord con tagli sistematici che talvolta arrivano quasi ad annullare alcuni tipi di servizi.
I secondi invece sono spesso sotto organico, con salari spesso non dignitosi e sottoposti a condizioni psicologiche tutt’altro che semplici, queste ultime son poco considerate da chi è “fuori”, le persone più fragili sono le più difficili da gestire e questo causa un logoramento talvolta difficile da affrontare, si possono così verificare fenomeni simili al famoso “esperimento di Stanford”.

Alla luce di quanto raccontato è indubbia la necessità di agire e con urgenza, nonostante dall’omicidio della psichiatra barese Paola Labriola poco si sia mosso, vanno rafforzati e messi in sicurezza i servizi dedicati alla salute psichiatrica, andrebbe istituito un servizio di psicologi di base, vanno aumentati i fondi sia regione per regione che a livello nazionale. Infermieri ed OSS dovrebbero vedere uno psicologo a cadenza regolare per rassicurarsi sulle loro condizioni, affinché possano essere cambiati immediatamente di reparto se questo sia necessario, lasciargli un maggiore riposo aumentando il personale.
Il minimo per poter essere definiti un paese civile deve essere prendersi adeguatamente cura dei più fragili, ricordando che non esiste salute senza la salute mentale.

Stefano Scoppio

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Stefano Scoppio

Stefano Scoppio

Fervente appassionato del periodo più sfigato della letteratura italiana (gli anni '90), pieno di passioni multiformi e contraddittorie. Scrivo per il mio diletto e nella speranza di suscitare una riflessione