Humanity 1: “carico” o esseri umani?

A far discutere negli ultimi giorni è il decreto interministeriale del 4 novembre 2022 sottoscritto dal Ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili Matteo Salvini, dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dal ministro della difesa Guido Crosetto relativamente alla gestione dei migranti a bordo della nave Humanity 1. Il decreto consente alla nave di sostare nelle acque nazionali solo per il tempo necessario ad “assicurare le operazioni di soccorso e assistenza” nei confronti di persone che versano in “condizioni emergenziali e in precarie condizioni di salute”. Sostanzialmente si decreta, ed è ciò che ha suscitato maggior clamore mediatico e attacchi politici, la selettività dello sbarco. Come chiarito da Piantedosi, chiunque non rientri, in seguito alla verifica dell’autorità competente, nelle condizioni di emergenza suddette, esemplificate dallo stesso ministro nelle categorie di donne incinte, bambini o malati, va rispedito nelle acque internazionali. Quindi, in poche parole, c’è chi merita e chi no.
In ossequio al decreto sono sbarcati 144 migranti e 35 sono rimasti a bordo. Il capitano della Ong Sos Humanity, Joachim Ebeling, ha dichiarato, nel rispetto delle leggi del mare, di non avere intenzione di lasciare il porto di Catania e di voler completare l’operazione di salvataggio, lasciando sbarcare anche gli altri sopravvissuti.
Anche in questa vicenda, ciò che più indigna è la concezione dell’essere umano alla stregua di una merce di scambio, alla stregua di un “carico”, come definito dallo stesso ministro dell’interno, fastidioso, ingombrante.
La decisione di stabilire dei requisiti per “meritare” un porto sicuro.
35 persone da rispedire indietro, perchè non meritevoli, perchè evidenti potenziali rischi alla sicurezza pubblica.
La dignità umana e i diritti fondamentali ridotti, anche in questo caso, a dei giocattoli nelle mani della politica degli interessi.
Quando ci si renderà conto che una vita vale più di qualsiasi accordo?
Quando si capirà che la dignità umana non conosce gerarchie, classificazioni e merito?

Simona Costanzo